Zico è stato il sogno di ogni bambino, grazie a lui tanti hanno cominciato a tifare Udinese
UDINE. A nove anni cosa può essere stato l’arrivo di un extraterrestre del pallone come Zico all’Udinese? Semplice, una cosa indimenticabile.
Pure ingigantita ora dal tempo passato. Avete presente i bimbi che ricordano tutto grande e bello? Beh, io Zico lo ricordo così, come tutti i bambini della mia età.
Sono pronto a scommetterlo. E come tutte le cose grandi, a quasi quarant’anni di distanza, ricordo dov’ero e cosa facevo quando Zico arrivò in Friuli, quando giocò la prima partita a Genova, e la radio gracchiava le urla dell’incredulo inviato di “Tutto il calcio minuto per minuto” nel vecchio Marassi.
O quando Causio il 6 novembre 1983 imbeccò il Galinho per il meraviglioso gol alla Roma. E il 31 dicembre 1983, come potrei scordarlo?
Il regalo di Natale di mamma e papà era vedere una partita al “Friuli” accompagnato dal cugino Luca. In curva.
Quanto era grande la Nord, quanto era grande l’Udinese di Zico capace di stritolare il Napoli con anche un Eurogol di Miano.
Altro che cenone di Capodanno, quello era il cenone, quella era la festa.
E la bellezza di quell’epopea è che i tuoi vicini di casa o di scrivania ricordano la stessa estasi.
Così il collega Massimo Meroi confessa di aver “marinato” la scuola solo per andare a vedere gli allenamenti di Zico.
E l’altro collega, Guido Surza, uno che all’epoca viveva a pane e piscina, racconta di come si accucciava al Moretti per vedere gli allenamenti personalizzati di Zico.
Il campione, la porta e quelle punizioni telecomandate. Da mandare a memoria per i nostri baby calciatori, che si credono fenomeni appena annusano l’aria della prima squadra.
Zico è stato il sogno di un bambino. È stata la rivincita dei friulani contro il destino che sette anni prima aveva portato via loro tutto con il terremoto.
Per quelli che non erano ancora nati, Zico è stato un modo per diventare tifosi dell’Udinese, non foss’altro per i racconti ascoltati da genitori e nonni.
Per questo il Messaggero Veneto non poteva che riaccoglierlo in un modo: dedicandogli, giovedì 16 febbraio, un inserto di quattro pagine.
Per dirgli ancora una volta grazie. Leggerete, tra l’altro, la pennellata di Ido Cibischino, vedetta al “Messaggero Veneto” in quei caldi giorni di mercato dell’estate 1983.
Caro Ido, leggendola ti confesso ho provato una sana invidia. È vero, noi che eravamo bimbi ai tempi di Zico abbiamo visto (e per i più fortunati) raccontato Bierhoff, Sanchez e Di Natale.
Ma Zico era Zico. Il sogno del bimbo che si avvera. Il primo.
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