Verona, ecco la sorella minore dell’Atalanta

Juric si ispira a Gasperini. Colantuono: «Aggressione sistematica. L’azione perfetta? Cross di un esterno, tiro dell’altro»
Interpress\M.Tagliapietra Venezia 04.11.2018.- Calcio Venezia\Salernitana. 1-0. Stefano Colantuono e Walter Zenga.
Interpress\M.Tagliapietra Venezia 04.11.2018.- Calcio Venezia\Salernitana. 1-0. Stefano Colantuono e Walter Zenga.

udine

Chiamatela pure “piccola Dea” questo Hellas Verona che dell’Atalanta vuole ripercorrere le gesta, al punto da poter essere considerata una sorella per come sa esprimersi in campo, anche se sicuramente minore e non solo per età. Il progetto di Setti e D’Amico in riva all’Adige è nato da un paio d’anni, a differenza di quello che Percassi ha imbastito a Bergamo da più stagioni, ma non è l’unico punto dirimente, considerati gli investimenti delle due proprietà che si ripercuotono inevitabilmente sulle qualità in campo.

«Il Verona è sorprendente perché dal punto di vista tecnico le due realtà non sono paragonabili, ma in comune ha gli stimoli, non a caso l’Hellas di adesso ricorda, per atteggiamento, la stessa fame che aveva l’Atalanta quando iniziò a imporsi e a sorprendere», evidenzia un allenatore attento come Maurizio Trombetta, il vice di Max Allegri che però non si spinge oltre nell’analisi di due realtà che in comune hanno quindi la filosofia dei rispettivi allenatori.

Nessun mistero, infatti, su quanto Juric abbia voluto apprendere da Gasperini, riconoscendone un maestro, condividendone i principi di gioco. Eccola qui l’emulazione della sorellina minore, che vedendo gli apprezzamenti incassati dalla maggiore, cerca di ripercorrerne gli “atteggiamenti”, lo stile. L’invidia però non c’entra, qui c’è invece una bella spavalderia che ne delinea il carattere in comune, come sottolinea Stefano Colantuono, che l’Atalanta l’ha allenata. «Sui principi di gioco entrambe scelgono ritmi forsennati per prendere gli avversari in ogni zona del campo, con giocatori anche di una certa fisicità e atletismo». È il famoso uno contro uno a tutto campo così reclamizzato, che Colantuono spiega meglio. «Anche il Verona, così come la Dea, esaspera il concetto non avendo paura di aggredire l’avversario che ha davanti. Lo fanno gli attaccanti, lavorando sui difensori avversari, e lo fanno soprattutto i tre centrali di difesa che eseguono l’ordine di andare a prendere tutto ciò che si muove, che sia un attaccante o un centrocampista o terzino avversario. Chi ha qualcosa davanti che si muove esce e va a prenderlo». Poi c’è la qualità, quella che spiegano i numeri, con l’Atalanta seconda per gol fatti (45) e una media di 2.25 a partita, mentre l’Hellas ne conta 26 (1.3). Altro dato che riassume il gap riguarda i tiri (304 per la Dea, 191 per il Verona).

Tornando alle somiglianze, c’è la propensione a sfruttare le fasce coinvolgendo i terzini in fase realizzativa, e qui Di Marco non è inferiore a Gosens. «Quella è l’azione perfetta – sintetizza Colantuono – quando porti i quarti al cross e alla conclusione dall’altra parte». Capito Udinese? —



Riproduzione riservata © Messaggero Veneto