Var, Pozzo avanti dieci anni ma non venne ascoltato

UDINE. Più di dieci anni avanti, che nel calcio sono più o meno come una mezza era geologica. Qualcosa di molto simile a quello che oggi si chiama Var, a Udine lo avevano pensato, progettato e collaudato da tempo e nel 2006 era già pronto per entrare in servizio. E non era mica una cosa fatta tanto per fare. A realizzarla, nel vecchio stadio Friuli, erano stati i tecnici del Cnr, il Consiglio nazionale delle ricerche. Il Var antelitteram finì impastoiato nelle paludi della Federazione internazionale gestita da Sua tentacolarità Sepp Blatter e nella camera censoria dell’Ifab, l’organismo che si occupa di revisioni del regolamento in mano a parrucconi così conservatori che per loro il Medioevo è un Luna Park.
Il presidente dell’Udinese Giampaolo Pozzo aveva costituito una società ad hoc per portare avanti il progetto e, per evitare ogni conflitto di interessi, aveva ceduto il brevetto alla Federcalcio. Quel sistema di telecamere era praticamente infallibile sul “gol-non gol” e sul fuorigioco e a dirlo erano stati tecnici esterni, non coinvolti nella progettazione. Insomma, funzionava così bene da far paura al Palazzo del calcio che ha dunque pensato bene di ucciderlo in culla.Una volta sabotato, sulla prima circostanza la stessa Federcalcio mondiale (con i parrucconi dell’Ifab) ha poi dovuto accettare un’altra tecnologia simile. Si tratta dell’ormai nota e digerita “goal line tecnology” (o “tecnologia di porta”) in vigore dal 2012 e che nulla può sul fuorigioco.
Oggi possiamo dire con certezza che se quel che Pozzo era stato in grado di “vedere” allora, avesse seguito il proprio cammino naturale, in questi giorni non si parlerebbe più di polemiche sul Var e men che meno dei tentativi di sabotarlo nel nome dell’“era meglio prima” messo in piedi da un partito non dichiaratamente schierato ma ben rappresentato in un paio di quotidiani sportivi. E, soprattutto, da una pletora di ex giocatori oggi commentatori dei salotti tv e novelli Pindari che dividono il loro tempo a dipingere come Palloni d’oro giocatori che poi arrivano ventesimi e a spararle grosse («Cristiano Ronaldo nella Juve farebbe solo la riserva») per compiacere quel mondo dove gran parte di questi personaggi punta a rientrare o quantomeno crede di poterlo fare. E così, anche negli altri commenti, strizzano l’occhio alle società più potenti. Ore e ore a dipingere Dybala novello Messi e neanche un secondo ad esempio per analizzare – cifre alla mano – il lavoro di grande qualità che due allenatori subentrati (Massimo Oddo all’Udinese e Davide Ballardini al Genoa) hanno saputo fare per ridare un senso a squadre che parevano perdute.
Sul Var hanno tentato di raccontarci un mare di corbellerie: ci hanno detto che «così sembra pallanuoto», che «così sparisce la poesia», che «così aumentano le polemiche». Nulla di più falso: mediamente una partita dura un minuto o due in più, senza il Var le polemiche sarebbero state le stesse di oggi con l’aggiunta di tutte quelle evitate per gli errori sventati, almeno 52. Gli arbitri questa riforma non la volevano, l’hanno subita e i più intelligenti si sono adeguati. Altri no, hanno lavorato sottotraccia per sabotarla. Ci sono direttori di gara come Irrati e Calvarese che in un intero girone non sono mai andati a rivedere un’azione, riaffermando il “lobellismo” del “qui comando io”. Il tentativo è quello di esasperare gli animi a tal punto da indurre la falsa convinzione “che non ne vale la pena”. Il motivo? Tornare agli errori che per loro si compensano. Sì, beato chi ci crede. Prendete gli ultimi due più clamorosi, figli della decisione dell’arbitro “lobellista” di non andare a rivedere, di non dar retta al Var che segnalava il potenziale errore. Il mani non visto dello juventino Bernardeschi ha penalizzato il Cagliari, l’espulsione ingiusta contro la Roma di De Roon, l’Atalanta.
Il Var introduce giustizia, la più bella parola che mancava a un gioco così bello come quello del calcio. Che potrà ancora essere crudele perché non sempre vince il migliore ma solo il più bravo. Ma che, vivaddio, potrà eliminare o attenuare i danni di un errore umano così evidente da esser stato visto da tutti. E se solo avessero dato retta a Pozzo, adesso non ne parleremmo più. Anche disinformatija e Pindari sarebbero stati costretti a farsene una ragione.
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