Udinese, tutto in quattro minuti con Molina e Pussetto toreador

UDINE
Due gol nel giro di quattro minuti, in pieno recupero. C’è voluta la regia di Alfred Hitchcock per far tornare l’Udinese al successo nella domenica delle sorprese, del colpo del Cagliari a Bergamo, della Sampdoria travolgente, della classifica che anche in basso ricomincia a correre.
I bianconeri si adeguano all’andazzo fin dal momento della presentazione delle formazioni, quando sul foglio compilato da Cioffi c’è spazio per più di qualche novità. Non ci sono i due argentini, Perez e Molina, reduci dalla convocazione e dagli impegni per le qualificazioni ai Mondiali e quindi lontani dal Friuli per dieci giorni di allenamenti al Bruseschi durante i quali il tecnico bianconero ha evidentemente notato che il nuovo arrivato Pablo Marì può giostrare da titolare e addirittura al centro della difesa, “rubando” la scena a Nuytinck accanto a Becao e a Zeegelaar, la pedina che prende il posto di Perez sullo scacchiere bianconero. Nel ruolo di Molina, invece, Cioffi sceglie la gamba di Soppy che fin dai primi minuti rende la vita difficile al dirimpettaio Vojvoda sulla fascia destra. Ma non finisce qui perché il perno centrale in mediana è Jajalo, forse per non rischiare di perdere Walace che era in diffida in vista della sfida di Verona, al pari di Arslan. Di sicuro senza il brasiliano l’Udinese perde un po’ in termini di dinamismo, tanto che dopo la mezz’ora si becca l’unica ammonizione bianconera della prima frazione da parte dell’arbitro Rapuano che, per il resto, si distingue soprattutto per ignorare le randellate granate al povero Isaac Success, preso in cura da Rodriguez che non risparmia i calcioni per evitare che il nigeriano, facendosi schermo con il corpo, riesca a girarsi per poi seminare il panico nella retroguardia avversaria.
In effetti è proprio Success il più pericoloso nel 3-5-2 bianconero, giocando in appoggio a Beto che, invece, tenta a prendere le misure a Buongiorno che sostituisce il pezzo forte della difesa granata, lo squalificato Bremer, al centro del reparto. Ed è un peccato, perché il Toro è tutt’altro che in palla: la partita, diciamolo chiaramente, non è stata da premio Oscar, gli applausi più fragorosi dai 9.837 presenti allo stadio Friuli sono arrivati quando la Curva Nord ha chiamato, in modo ritmato, il nome del povero Lorenzo Parelli, anche se l’Udinese è più intraprendente, seppur tatticamente e tecnicamente povera di contenuti, con tutti quei lanci a scavalcare il centrocampo per cercare la testa di Beto che una volta la prende, l’altra la perde, alimentando la confusione con la complicità dei granata.A dire il vero Ivan Juric, attraverso il vice Paro (vista la squalifica) ci prova a mescolare le carte per evitare di vincere solo la statistica del possesso palla (sterile). Dentro Pobega e fuori Buongiorno con Lukic che si sposta in difesa nonostante l’ammonizione sul groppone.
Una mossa che cambia poco o nulla. Decisamente più pesanti, in vista del pirotecnico finale, i cambi di Cioffi che pesca dalla panchina i suoi “toreador”: a meno di venti minuti dalla fine prima sostituisce Success, sfinito dalle legnate, con Pussetto e poi Soppy e Arslan con Molina e Walace.
La partita si trascina quasi stancamente verso lo 0-0 finale, tanto che più di qualche protagonista, da una parte e dall’altra, comincia a perdere più di qualche secondo per arrivare al traguardo: un punto a testa non suona come una sconfitta, ma soprattutto per l’Udinese non è un risultato con i fiocchi, visti i movimenti di classifica anche alle spalle. Ma in pieno recupero ecco la scintilla che fa incendiare di colpo la miccia bianconera. Mandragora si becca il secondo giallo e così l’espulsione per un intervento su Jajalo, Milinkovic non scherma il tiro con la barriera, vuole vederlo partire, preoccupato anche dall’eventuale traversone, ma non immagina che il destro di Molina è davvero potente. Rete. Il Friuli finalmente esplode al 93’. E tre minuti dopo in uscita Milinkovic fa un altro clamoroso errore in presa che porta al rigore su Pussetto. Minuto numero 97, gol. È finita. —
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