Udinese, Pussetto diventa centravanti: «L’avevo fatto soltanto una volta»

E il quarto giorno Davide Nicola creò Pussetto centravanti. «L’avevo fatto soltanto una volta», ha confidato l’argentino dopo la trionfale partita di sabato ricordando i precedenti in terra d’Argentina. Contro la Roma l’ex giocatore dell’Huracan ha fatto la prima punta, quattro giorni dopo il rientro di Kevin Lasagna acciaccato dagli impegni con la Nazionale: con Lukasz Teodorczyk reduce da un intervento chirurgico e ancora convalescente, con un Felipe Vizeu che – evidentemente – anche per il nuovo tecnico bianconero, dopo Velezquez, è davvero troppo acerbo per il calcio italiano, la scelta di mettere Pussetto al centro dell’attacco ha pagato e potrebbe essere ripetuta anche la prossima domenica a Reggio Emilia, contro il Sassuolo, visto che il recupero di Lasagna è tutt’altro che scontato e pure rischioso, considerando che si tratta di un risentimento muscolare per un giocatore che fa della fisicità un’arma irrinunciabile.
Nacho invece è un attaccante agile e pure duttile. Dal suo arrivo in Italia ha ricoperto almeno quattro ruoli: l’ala destra nel 4-1-4-1 con il quale Don Julio amava disegnare sul rettangolo di gioco la sua Udinese di inizio stagione, l’esterno a tutto campo nel 3-5-2 che si è visto per la prima volta contro il Napoli, la seconda punta a partire della ripresa di Marassi contro il Genoa e adesso il centravanti sullo scacchiere di Nicola.
Il nuovo ruolo l’ha interpretato, naturalmente alla sua maniera. Tanto movimento, generosità, inventiva, come conferma l’azione “vetrina” della sua partita, quel colpo di tacco capace di lanciare verso la rete l’amico Rodrigo, un gesto che è stato descritto anche da Dario Olè, l’unico quotidiano sportivo argentino, subito ritwittato dal diretto interessato: «Con una asistencia hermosa de taco de Pussetto y una definición exiquisita de De Paul que la pinchó, Udinese le ganó a Roma». Inutile tradurre.
Inutile dire che anche in patria il numero 23 bianconero è sempre stato considerato un elemento duttile. Cresciuto nella “squadretta” di Cañada Rosquin, paese di 5 mila anime a quasi 500 chilometri da Buenos Aires, Pussetto per diventare professionista è passato all’Atletico de Rafaela, vicino a casa, là dove ha allenato anche uno dei grandi passati per l’Udinese, Nestor Sensini che l’ha incrociato giovanissimo. Giocava a centrocampo, Nacho, ma aveva gamba e capacità di inserimento, qualità che ha dimostrato anche domenica: ricordate il 2-0 annullato dal Var per un controllo galeotto con il braccio destro?
Ecco, questo è Pussetto, un giocatore plasmato da Gustavo Alfaro all’Huracan, allenatore che per anni era stato un’istituzione al Rafaela e che, trasferendosi nella capitale, si ricordò di quel ragazzo di provincia capace di correre come un folle, senza mai mollare di un milliometro. Lo mise nel tridente dei Quemeros, i Piromani di Baires con i quali Pussetto si è guadagnato le attenzioni degli scout di mezzo mondo (nel gennaio 2018 anche i Red Bulls della Mls americana, in Italia la Lazio) giocando da attaccante esterno destro, per i cultori della storia bianconera il ruolo di Paolino Poggi nel tridente di Zaccheroni completato da Bierhoff e Amoroso. Nostalgie. Il presente dice che ora qui davanti c’è solo un Pussetto in bianconero, centravanti “inventato” che anche col Sassuolo potrebbe essere riproposto lì.
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