Alessandro Ferrari: «Mio fratello Francesco pensa solo alla Gesteco»
Il fratello del numero 24 di Cividale gioca in Serie B con Ravenna: «Non ha la testa al mercato, ha un’etica del lavoro molto forte

Mentre Francesco aspetta domenica per iniziare i play-off assieme alla “sua” Cividale, a Ravenna c’è un altro Ferrari che si gioca l’accesso alla post-season. Alessandro lunedì compiva 22 anni ed è la pedina di mezzo nel terzetto di fratelli cresciuti a Borgomanero, completato dal 24 di Cividale e da Matteo Airaghi-Ferrari, il “fratellone” classe ’96.
Ala dalle spiccate doti atletiche, dopo esser sbocciato a College Basketball ha assaggiato la Serie A con la Tezenis Verona nel 2022/23. Da lì il passaggio alla OraSì Ravenna in Serie B Nazionale, dove oggi si gioca l’accesso ai playoff contro Jesi. Lontano dal parquet, con Francesco condivide il sorriso genuino, la disponibilità e l’entusiasmo. Ne abbiamo approfittato per conoscerlo meglio, approfondendo il legame con il “fratellino”.
È soddisfatto della stagione sinora?
«Direi di sì. È il mio secondo anno qui e volevamo tutti dare qualcosa in più. Il livello del campionato è cresciuto, abbiamo vissuto periodi difficili subendo anche sette sconfitte in fila, da gruppo giovane avremmo potuto perderci; invece siamo stati umili e compatti. I risultati si sono visti, oggi ci giochiamo l’accesso ai play-off. A Ravenna si lavora bene».
Ha tenuto un occhio sul “fratellino”?
«Certamente. Tengo molto a Francesco, abbiamo un legame forte. Non abbiamo modo di vederci molto spesso e diamo molta importanza al tempo che ci è concesso. Ci sentiamo sempre, poi quando siamo a casa ci piace stare assieme, anche senza fare grandi cose, solo il chiacchierare ci fa stare bene. Sono molto orgoglioso di lui, come prima esperienza ha fatto un passo importante andando a Cividale, con cui ora si giocherà i playoff. Sono contento che sia con coach Pillastrini, è un plus, ma lui si è guadagnato i minuti lavorando duro».
Che ricordo ha con lui sul parquet?
«La vittoria della C-Gold 2020/21 con Borgomanero. Lui era piccolino, non veniva spesso in panchina, ma vincere a casa nostra con mio fratello Matteo e avere lui a guadarci è qualcosa che non dimenticheremo. Eravamo due ragazzini con un sogno: partire assieme, giocare le finali nazionali a casa nostra, con la nostra società. E chissà che in futuro non possa ricapitare di condividere il parquet, entrambi lo speriamo».
Un tratto comune e una differenza?
«Siamo due “giocherelloni”, persone solari. Viviamo la vita col sorriso, ma lavorando duro, che è un’altra cosa che abbiamo in comune. Lui però è un po’ più furbo, dentro e fuori dal campo».
Cosa pensa delle voci di un Francesco distratto dai discorsi sul futuro?
«Conoscendolo, non credo proprio. Detta sinceramente: non è uno che queste cose le racconta, ci pensa e ci riflette da solo. Sa quali sono i suoi obiettivi e quelli della sua squadra, guarda al futuro ma non si lascia condizionare. Ha le sue idee, ma ha un’etica del lavoro molto forte. Ha grande fiducia in sé stesso e conta soprattutto questo, lavorare per migliorare. Gli mando un grande in bocca al lupo».
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