Udinese-Napoli vista da Edy Reja: “In questa partita contano le motivazioni”

Gli alti e bassi dell’Udinese in vista della possibile festa tricolore del Napoli. «L’ho vista poco brillante a Lecce, ma con le squadre di blasone può stupire»

Pietro Oleotto

«Alla fine le motivazioni fanno la differenza». Edy Reja, navigato nocchiero del calcio sintetizza in una frase il mese che ci apprestiamo a vivere. Vale per l’Udinese. Vale per il Napoli in odor di scudetto. Vale per le cinque squadre italiane che sono ancora in piena corsa nelle coppe europee. Vale anche per lui che a 77 anni, dopo l’avventura da ct dell’Albania, culminata con la promozione dalla serie C alla B della Nations League, aveva accettato la panchina del Gorica, a pochi chilometri dal confine e dalla sua Lucinico. Dopo un mese e mezzo l’addio alla serie A slovena.

Reja, partiamo proprio dalla fine: cosa non ha funzionato?

«Non riuscivo a incidere con il mio lavoro sui risultati della squadra, così abbiamo deciso di lasciarci consensualmente. Problemi di salute? Macché, nelle ultime due partite proprio per cercare di far svoltare la squadra avevo chiesto a Sergio Porrini (l’ex giocatore della Juventus che era stato il suo vice anche in Albania, ndr) di andare in panchina da solo, una scelta che mi avrebbe permesso di cercare di diventare più un direttore tecnico, ma non è servita a molto».

Avete trovato una realtà molto distante da quella che vi aspettavate?

«Sì, l’impatto è stato duro. Non solo per il livello tecnico del campionato. Diciamo che l’ND Gorica può valere una nostra squadra di serie D, massimo C, solo Olimpija Lubiana e l’Nk Maribor sono organizzate in modo più articolato. Ma a Nova Gorica possono costruire qualcosa di interessante grazie alla nuova proprietà. Nel club è entrato George Juncaj, un imprenditore americano di origini montenegrine: negli Stati Uniti gestisce la squadra dei Michigan Stars di Detroit, dove gioca anche un figlio. L’altro figlio, Steven, è al Gorica».

Da come ne parla i rapporti con la proprietà sono ancora buoni...

«Certo, sono andato a vedere la prima partita dopo il mio addio: hanno pareggiato con la capolista Olimpija e sono andato a fare i complimenti a tutti, dal nuovo tecnico Agron Salja ai dirigenti».

Ci sono dei talenti da scoprire in Slovenia? L’Udinese ha in squadra due nazionali com Bijol e Lovric che non sono marginali in serie A...

«Non c’è molto talento. Ma i portieri restano dei prospetti interessanti, in definitiva lì sono nati Handanovic e Oblak. Ho visto all’opera proprio Vidovsek, il portiere di 23 anni della squadra di Lubiana: è cresciuto molto da quando giocava nella Primavera dell’Atalanta, so che proprio l’Udinese lo sta seguendo con attenzione».

Ha nominato una delle tante sue ex squadre: venerdì a Lecce c’era ancora chi si ricordava del friulano Reja, tanti in questi giorni celebrano anche la rinascita del Napoli con Reja al timone.

«Vero, ho fatto anche l’allenatore del Lecce, ma sono stato là quasi trent’anni fa e solo per un paio di mesi: ero stato chiamato a metà stagione per risollevare una situazione oramai compromessa, non c’è stato nulla da fare. A Napoli è stata tutta un’altra storia».

Non solo a Napoli. Anche nella Lazio e nella stessa Atalanta: da Reja solo ripartite per creare un ciclo vincente.

«Mi fa un enorme piacere, non ho rimpianti particolari. Ho sempre avuto quelle caratteristiche: sono un tecnico che è capace di costruire, creare degli equilibri e permettere alle società di fare delle scelte per il futuro».

È in buoni rapporti con tutti?

«Con tutti. Il presidente De Laurentiis dopo il mio addio mi ha chiamato spesso. L’ha fatto anche Lotito. E anche Percassi».

Una parola per descrivere queste tre personalità...

«De Laurentiis è un comunicatore, ma conosce anche i meccanismi dello spettacolo perché viene dal cinema. Lotito è vulcanico, costantemente in moto. Percassi è diverso perché viene dal calcio, ha giocato e quindi si muove come un imprenditore in quello che è il suo ambiente, appoggiandosi a Luca per il futuro, il figlio che ha avuto anche lui un passato agonistico».

E che ha architettato l’ingresso dei fondi americani nell’Atalanta: sa che anche la famglia Pozzo sta studiando una mossa di questo tipo per l’Udinese?

«So che gli americani sono molto interessati alla serie A per le prospettive di sviluppo. E so che l’Atalanta ha attirato l’attenzione perché ha uno stadio di proprietà, come l’Udinese. Immagino che Gianpaolo Pozzo stia pensando a queste opportunità proprio per dare un futuro al club».

La politica sportiva resta la solita: da Londra, dove guida il Watford, il figlio Gino Pozzo imbastisce la rosa bianconera cercando dei talenti da valorizzare e poi rivendere. Ci riesce, ma i risultati sportivi non sono elettrizzanti come quelli dell’Atalanta.

«Ho capito. E ho visto anche la partita con il Lecce. Che non è stata esaltante e che può portare a queste considerazioni. Ma resto convinto che nei finali di stagione le motivazioni fanno la differenza e ora l’Udinese sarà motivata soprattutto dal blasone delle avversarie».

La prossima sarà il Napoli. Sarà la partita scudetto dopo il rinvio di ieri...

«Verrò allo stadio Friuli per vederla. In questi giorni in tanti mi hanno chiamato da Napoli per dirmi che questa rincorsa tricolore parte da lontano, dalla mia gestione. E da quella di Pierpaolo Marino come dirigente, Marino che è tornato adesso all’Udinese e che giovedì sarà contento se alla fine il Napoli si porterà a casa lo scudetto».

Scudetto meritato, al di là della festa slittata.

«Meritatissimo. L’avrei detto anche subito dopo la partita con la Salernitana se non fosse arrivato il pareggio. Ero pronto al collegamento su Sky e poi a quello con la Rai per la Domenica Sportiva».

Poi ci sono gli obiettivi delle squadre italiane nelle coppe.

«Vero. Le semifinali di Champions permetteranno a una di accedere alla finalissima, visto che si sfideranno Inter e Milan, ma anche il Bayer Leverkusen non è un ostacolo insormontabile per la Roma in Europa League, così come il Siviglia che è capitato alla Juventus e che nella Liga sta facendo fatica. In Conference, poi, alla Fiorentina è capitato il Basilea: si può fare, magari centriamo tre finali. Un bel risultato per il nostro calcio».

E l’Udinese?

«Sapete che è sempre stata un pezzo della mia passione per il calcio: ha in calendario partite con avversarie anche dopo il Napoli. Fiorentina, Lazio, Juventus. Magari può stupirci ancora come ha fatto contro il Milan».

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