Udinese, la crisi di risultati ora si può dividere per tre
Sotto la lente la squadra tra disattenzioni, errori e gol subiti: 13 nelle ultime 9 gare. Sottil chiede più “cattiveria” e medita sul modulo. Il club paga le scelte di mercato

Servono solo «i figli di buona donna», come ha invocato Andrea Sottil nel vissuto dopo-partita con lo Spezia? Oppure per rimettere in moto l’Udinese, per rivederla almeno parente di quella ammirata a settembre bisognerà sistemare altri ingranaggi al fine di evitare il declino in classifica? Sono degli interrogativi quanto mai attuali in casa bianconera, complice la sola vittoria nelle ultime 16 giornate, complice il successo che manca allo stadio Friuli addirittura dal 18 settembre, quando venne sconfitto l’Inter. Interrogativi che vanno scandagliati, dividendo l’analisi per “componenti”.
La squadra, la guida tecnica, la società, i tasselli di un’Udinese che sta mestamente rientrando nel solco dell’anonimato che ha caratterizzato gli ultimi dieci anni.
La squadra
Praticamente il sospettato numero uno, come il maggiordomo in casa Ackroyd, ma stavolta non serve neppure un investigatore del calibro di Hercule Poirot per capirlo. Da tempo il gruppo ha perso il furore agonistico che animava le esibizioni di inizio stagione e anche l’attenzione per i particolari è andata a farsi friggere.
È scoraggiante per come interpreta in particolare i primi minuti delle partite (con Empoli, Sassuolo e Spezia), ma anche i rush finali delle gare come quelle con Juventus, Bologna e Inter non sono da annali del calcio. In ribasso l’attacco, con Success diventato a tratti nefasto; ma anche la fase difensiva, con relativa copertura della mediana, non è il massimo: 13 gol subiti nelle 9 partite dopo la sosta per il Mondiale con la porta inviolata solo a Marassi contro la Sampdoria.
Il tecnico
«Sto facendo di tutto», ha confessato Sottil sfogandosi dopo l’ennesimo pareggio. Qualcuno vorrebbe vedere un “ritocchino” all’assetto tattico, senza saltare in groppa alla difesa “a 4”. Ci ha provato contro Sassuolo e Inter, proponendo un trequartista alle spalle del centravanti, Beto, per scommettere poi su Success nella ripresa.
Scommessa persa, tanto che la scorsa domenica ha riproposto il nigeriano tra i titolari. Risultato? Palla persa a metà campo e gol dello Spezia dopo pochi minuti. Resta da valutare il doppio trequartista per avere due pedine “sotto punta” e di conseguenza un centrocampo più folto. In soldoni: Samardzic mezzala, Pereyra e Thauvin tra le linee. «Sì, è possibile, ma dobbiamo aspettare ancora un po’, adesso il “Tucu” non sta benissimo e Thauvin deve ritrovare la forma».
La società
Alcuni errori di valutazione che si sommano alla sfortuna che ha portato agli infortuni di un elemento chiave come Deulofeu e di uno dei pochi giocatori di riserva in difesa, Ebosse.
Si è cercato di rimediare allo stop del numero 10 catalano ingaggiando Thauvin, ma la competitività interna si è abbassata sia a centrocampo con la cessione di Makengo, si con l’addio anticipato a Nuytinck; tutti e due non sono stati sostituiti. Due lacune che si sono sommate alla poca scelta sulle fasce, dove Ebosele non può essere considerato un’alternativa di alto livello.
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