Udine piange la perdita di Hardy Il 2020 si è portato via pure lui

Il LUTTO
L’anno maledetto 2020 si è portato via un altro pezzo di storia della pallacanestro udinese. Il 29 dicembre, all’età di 64 anni compiuti all’inizio del mese scorso, è scomparso James Percival Hardy a causa di un infarto. La notizia è piombata in Friuli nelle ultime ore e ha lasciato parecchio sgomenti. Una sorta di pugno allo stomaco per tutti gli appassionati che riempivano il PalaCarnera negli anni Ottanta e schizzavano in piedi dopo ogni numero prodotto sotto canestro dal lungo americano nativo di Knoxville in Alabama. C’è chi si ricorda perfino di una sua schiacciata “360” (come si dice in gergo) staccando dalla linea del tiro libero che fece tremare l’impianto dei Rizzi per alcuni minuti visto che i tifosi erano ovviamente in visibilio.
Hardy era uscito dall’Università di San Francisco nel 1978 ed era giunto a Udine direttamente dalla Nba dove giocava negli Utah Jazz. Ha indossato la maglia dell’Associazione pallacanestro udinese (Apu) dal 1982 al 1984. Questa felice parentesi era culminata con la promozione dell’allora Gedeco 5-3-5 di coach Lajos Toth in serie A1. Tra i più colpiti da questo lutto è Lorenzo Bettarini che con il coetaneo Hardy aveva stretto un forte legame. Il suo affettuoso pensiero è affidato a Facebook, attraverso il profilo della primogenita Marina. «Ricordo il James di 40 anni fa – scrive Bettarini –, nel campionato 1983-1984. Atleta strepitoso, ottimo giocatore, uno dei segreti di quella stagione magica. In campo faceva tutto quello che gli altri non amavano fare. Era disponibile, presente, concentrato ed elegante. Sì, elegante in campo e fuori. Come uomo era un compagno di squadra ideale, sensibile ed educato. Alle volte poteva sembrare caratterialmente fragile, ma la sua fisicità lo aiutava a superare i momenti più difficili, in una partita come nella vita. Giocava come straniero in coppia con Drazen “Praja” Dalipagic a cui tacitamente ed intelligentemente riconosceva il fatto di essere la stella della squadra, ma anche “Praja” sapeva che non avrebbe potuto essere stella e assoluto protagonista senza l’aiuto di James al quale voleva inaspettatamente anche lui molto bene».
Un’epoca in cui «le partite in trasferta si ascoltavano in gruppo attorno ad una radio», rammenta l’allora teen-ager Luca Corpaci commentando il post di Bettarini su Facebook. Hardy giocava bene e viveva anche il territorio friulano. C’è chi si ricorda di lui alla sagra “Quarte d’avost” a Povoletto con addosso la pelliccia e portando al guinzaglio il suo amato cane di razza levriero. Nel 1984, la carriera di Hardy è proseguita a Siena che è stata la sua ultima tappa italiana prima di approdare a Parigi ed Antibes in Francia e poi a Ourense in Spagna dove ha chiuso il suo percorso cestistico nel 1990. «Era un giocatore incisivo». Lo ricorda così, invece, da appassionato Enzo Cainero che è diventato presidente dell’Apu negli anni seguenti alla parentesi biennale di Hardy a Udine. La moglie Catherine, ha affidato sempre ai social network la notizia sui funerali di suo marito raccogliendo un sacco di attestati di affetto e vicinanza. L’ultimo saluto verrà dato venerdì 15 gennaio negli Usa in diretta sulla piattaforma Zoom a causa delle norme anti Covid. Per partecipare, ricevendo il link d’invito, basterà contattarla via email a cmclamb727@gmail.com. —
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto