Tommaso Marino a Lignano: basket, ricordi e futuro tra campo e solidarietà
Domani al Bella Italia Village l’ex play tra i più amati d’Italia incontra i ragazzi dell’Evo Camp: «Con Vertemati e Finetti rapporti speciali. Slum Dunks? Cresciamo in quattro continenti»

Fa tappa in Friuli il tour estivo di Tommaso Marino, uno dei personaggi del basket italiano più amati dai giovani. Ex giocatore, opinionista tv su Sky, youtuber, imprenditore, influencer e chi più ne ha più ne metta, domani sarà ospite dell’Evo Camp al Bella Italia Village di Lignano per l’evento “Una giornata con Tommaso Marino”. La mattina, dalle 10.30 alle 12, sarà a disposizione per una conversazione con il pubblico, il pomeriggio sarà in campo dalle 14 alle 15.30 come dimostratore, supportato da coach Alberto Martelossi. Lo abbiamo raggiunto per parlare di basket a 360°.
Marino, bentornato in Friuli. È molto che non ci veniva?
«L’ultima volta fu nel 2021, quando giocavo a Scafati, affrontammo Udine nei play-off. Mi hanno invitato a quest’evento a Lignano, porterò la mia esperienza».
L’Apu di Vertemati ha conquistato la serie A. Pensieri?
«Sono felice, perché Adriano oltre a essere stato un mio coach è un grande amico. Udine è una piazza che deve stare in serie A per cultura, storia e struttura».
Ci parla del suo rapporto con Vertemati?
«Un anno fa è stato uno dei due coach alla mia partita di addio al basket, e ciò dice già molto. A livello tecnico e per etica del lavoro è fra i migliori. Fra noi c’è sempre stata fiducia reciproca, si è creato qualcosa di davvero speciale. Nello spogliatoio prima della mia partita d’addio disse alla squadra: “Tommaso non mi ha mai tradito”. Sono sempre stato disposto a morire per lui».
Nel ’19/’20 era in A2 a Ravenna, dominavate il campionato poi arrivò il Covid.
«Che rammarico. Eravamo nettamente i favoriti, bene allenati da Cancellieri con due americani molto forti. Io giocavo il miglior basket della mia carriera».
La sua ultima gara di A2 a maggio 2021 proprio a Udine.
«Purtroppo è un ricordo triste. Ero inguardabile in quella serie di semifinale, giocavo con due fratture a un piede. Ero zoppo, ma ai play-off non si può restare fuori. Da 0-2 rimontammo e andammo 2-2, poi in gara cinque al Carnera andammo vicino all’impresa».
In quell’Apu il vice era Carlo Finetti, altro suo amico oltre che concittadino.
«Pensi che ci siamo conosciuti proprio quel giorno. In campo volarono parole fra me e lui, poi ci chiarimmo. Non sapevo nemmeno fosse di Siena come me».
Cosa pensa del progetto cestistico di Cividale?
«Somiglia a quello che ho vissuto a Treviglio, altra realtà piccola ma solida in quegli anni. In ambienti del genere la passione fa diventare molto coesi, e poi c’è uno come Pilla che è coach e uomo di grande livello. Se fai bene per tre anni di fila, significa che sei bravo».
Lei fa mille cose, che definizione dà di se stesso?
«Se voglio essere serio dico “opinionista tv”, se faccio il “cazzaro” dico “youtuber”, se faccio il figo dico “atleta”, se voglio fare l’eroe dico “imprenditore”, se voglio fare quello che salva il mondo dico che faccio volontariato».
Col progetto benefico Slum Dunks come procede?
«Bene, stiamo operando in quattro continenti per dare opportunità a terre disagiate. Abbiamo appena realizzato un campo nello Zambia. I progetti prendono forma».
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