Tomei, felicità al top «Adesso sono papà e gioco a casa mia»

Parla il nuovo portiere, «l’unico ramarro pordenonese doc» «Vorrei aprire un ciclo. Tedino? Un grande. Faremo bene»
Di Alberto Bertolotto

PORDENONE. Prima si erano dati solo uno sguardo, la scorsa stagione. Quindi il matrimonio (sportivo, s’intende). «E adesso spero si sia aperto un ciclo». Matteo Tomei è finalmente un giocatore del Pordenone e sente di aver chiuso un cerchio. Dopo un lungo girovagare, veste per la prima volta la maglia neroverde, la divisa della sua città. La casacca che fu di suo papà Ermanno, attaccante prima e allenatore poi. Lui, portiere di 31 anni, neo-papà di Alessandro, sente di aver realizzato un piccolo sogno. «Io, l’unico pordenonese tra i “ramarri”: è una grande emozione».

Tomei, ha preso il posto di Maccan. E i tifosi, dopo qualche titubanza, l’hanno accolta alla grande.

«Uno striscione per la nascita del mio primogenito: non me l’aspettavo, li ringrazio tutti di cuore. Alcuni pensavano avessi rifiutato il Pordenone in passato: non è così, a parte il timido approccio della scorsa stagione, non c’era mai stato niente».

Pordenone per la prima volta in carriera: cosa significa?

«Colori che ho sempre avuto nel cuore. Sono cresciuto a 100 metri dallo stadio, andavo a vedere papà giocare. Ora sono qui ed è stupendo, anche perché lavoro a casa, nella mia città. Con la società siamo riusciti a incontrarci e ora spero di far parte di questa famiglia anche in futuro. Spero si sia aperto un ciclo. Con la squadra, con lo staff, col mister. A proposito, ringrazio lui, oltre che il club, per avermi portato qui. Tedino è una grande persona: mi vide giocare col Quinto, quando lui era a San Donà, e mi disse che mi voleva con lui. Fu di parola, uno dei pochi in questo mondo. Ed è un tecnico molto competente: il Pordenone deve affidarsi a lui, non sbaglierà».

Dove potrà arrivare questa squadra?

«Il nostro primo obiettivo è la salvezza: l’anno scorso siamo retrocessi, non bisogna dimenticarlo. Prima manteniamo la categoria. Poi vedremo. Di certo c’è tutto per fare bene, qui ci sono strutture e organizzazione da categorie superiori».

Tomei, è stato ingaggiato anche perché manca Careri, infortunato. E quando torna lui che succede?

«Ora ci sono due portieri, io e D’Arsiè. Al rientro di Gianni ce ne saranno tre, tutti validi: nessun problema, tra me e lui c’è un rapporto d’amicizia e stima. Sarà chi di dovere a fare le scelte».

Suo padre ha allenato il Pordenone con questa proprietà: le ha dato qualche consiglio?

«E’ soltanto molto contento per me. Consigli no, non entriamo nello specifico quando parliamo: poi sono grande abbastanza...».

Già, è papà anche lei da qualche giorno. E con Alessandro appena nato, come fa?

«Faccio la notte in ospedale, poi torno a casa alle 8: dormo qualche ora e al pomeriggio sono in campo. Diventare papà è qualcosa di unico. Sicuramente l’emozione più forte della mia vita».

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