Tania Cagnotto «Le gare sono lunghe, ti mangiano viva» FOTO

La tuffatrice appena rientrata dai Mondiali riempie la sala del Lab di Gemona e racconta la sua vita piena di sacrifici

GEMONA. Sala gremitissima. Sullo sfondo partono le immagini dei tuffi del padre, che negli anni Settanta fecero entusiasmare l’Italia a questa disciplina. Poi, finalmente, entra in sala la campionessa.

Lei, Tania Cagnotto, bolzanina classe 1985, fresca di due medaglie d’argento ai Mondiali di Barcellona, si siede tranquilla a fianco del cronista sportivo Guido Bagatta, entrambi sopra una cattedra. Jeans e scarpe slacciate. Ma l’eleganza, la stessa che la contraddistingue quando si lancia nell’aria per entrare perfettamente perperdincolare in acqua, non viene certo meno.

Erano in tantissimi ad attenderla ieri all’incontro “Che tuffo la vita! Vivere lo sport da protagonista”, uno degli eventi clou del ricchissimo calendario del Laboratorio internazionale della comunicazione, il corso superiore di lingua e cultura italiana che da 51 anni (dal 1989 a Gemona) fa conoscere l’Italia nel mondo.

È stato proprio un “tuffo” quello che Tania si è trovata a fare tra le innumerevoli domande che le sono state poste da Bagatta e dai 78 studiosi di italianistica del Lab provenienti da tutto il mondo. Tra gli spettatori, oltre a molti simpatizzanti e a qualche consigliere comunale, anche la squadra agonistica dell’Asd Gemona Nuoto, con i “campioncini” locali Giona Mainardis, reduce di un argento e un bronzo ai nazionali giovanili di Roma nei 100 e 50 stile libero, e Alice Morandini, classificata prima e seconda nei 100 e 200 rana ai campionati nazionali esordienti.

Il “tuffo” di Tania parte da lontano: «I miei genitori hanno fatto di tutto per distogliermi da questa disciplina, facendomi provare sci, tennis, ballo.... ma niente da fare, io ero attratta dalla piscina, che frequentavo fin da piccola». Lanciarsi nell’azzurro fin da subito, per gioco e senza nessun progetto particolare, le permise di non sperimentare la paura del vuoto, visto che «bisogna iniziare fin da bambini a tuffarsi, quando sei incosciente dei pericoli», riconosce.

Certo, essere figlia d’arte (il padre è Giorgio fu due volte medaglia d’argento alle Olimpiadi, la mamma Carmen Casteiner, otto volte campionessa dalla piattaforma) comporta anche questo. Ma alla fine, la strada è chiara, quando a soli 11 anni Tania si mette in testa di diventare la più giovane atleta alle Olimpiadi. E così è: a soli 15 anni, la futura campionessa partecipa a giochi di Sydney. Ma è solo l’inizio, perché l’appuntamento olimpico si ripeterà anche ad Atene, Pechino e Londra.

Una strada in salita, fatta di allenamenti e sacrifici, che però sono valsi fino in fondo: «Ho avuto una vita abbastanza normale, certo per anni ho seguito una dieta e ho saltato tutte le gite scolastiche, ma la verità è che in confronto alle gioie e alle soddisfazioni che ho ricevuto da questo sport, sono ben poca cosa», confessa la Cagnotto. «Uno sport minore», per come è considerato dai media e che meriterebbe, secondo la tuffatrice, almeno pari attenzione al calcio, «perché è sicuro che ci facciamo il mazzo più dei calciatori, dei quali però non invidio la popolarità che mi impedirebbe di avere una mia vita personale».

Una campionessa che sa quanto vale, ma che allo stesso tempo riconosce il valore delle avversarie, anche se sono di bandiera cinese e le soffiano la medaglia d’oro per una manciata centesimi di punto: «In Cina il tuffo è sport nazionale, hanno a disposizione delle strutture che non sono paragonabili alle nostre, ma soprattutto si allenano 8 ore al giorno fin da quando hanno 4 anni. Quindi la vittoria se la meritano».

Una vittoria, quella dei tuffi, che un giorno puoi afferrare e il giorno successivo puoi perdere: inevitabile in una disciplina in cui, quando sei in gara, la prestazione fisica conta al 20% e quella mentale all'80%. Non bastano la preparazione atletica e le due sessioni di allenamento in acqua in prossimità delle competizioni, perché «la gara di tuffi ti mangia vivo, è necessario avere i nervi saldi».

A ripensarla, nel tuffo individuale da 1 metro o in quello sincro dai 3 insieme alla compagna e amica Francesca Dallapè, il singolo movimento scompare in quell’istante di arte armoniosa in aria. E si comprende come la natura di garista – «i migliori tuffi mi riescono decisamente in gara piuttosto che in allenamento» – possa tutto, anche contro il pensiero quotidiano di potersi far male, come già successo, e sbattere la testa sul trampolino durante l’esecuzione del tuffo.

Ne ha fatta di strada, la Tania, venti anni di carriera costellata da vittorie, ma anche alla ricerca di stimoli diversi, come l’esperienza sul piccolo schermo o le foto per la copertina di Playboy. Sono lontani ormai i tempi in cui, per scaramanzia, lasciava le ciabattine perfettamente allineate una vicina all’altra e ora, a 28 anni, sul suo futuro, la tuffatrice risponde disarmante: «Se il fisico e la voglia ci saranno, volentieri parteciperò alle Olimpiadi di Rio. Da lì in poi, inizierà la vita vera. Andrò avanti anno per anno. Potrei continuare nella Guardia di finanza, che è il corpo che mi ha consentito di arrivare sin qui, o diventare commentatrice televisiva per il mio sport. Si vedrà», ha concluso.

Prima di lasciare la cittadina gemonese, Tania ha ricevuto dalla squadra agonistica Gemona nuoto una maglietta come ricordo della visita, mentre lei in cambio ne ha firmata una che sarà esposta alla piscina gemonese. Uno degli innumerevoli meriti del Lab è anche questo: trasformare gli spazi di conoscenza e comunicazione in scambi di vita reale.

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