Talotti, l’ultimo regalo: prima di andarsene a soli 40 anni “Alejet” ha scritto un romanzo
È un giallo ambientato a Parigi, è stato pubblicato postumo e sarà presentato sabato 27 gennaio a Udine

UDINE. L’ultimo regalo Alejet ce l’ha fatto scrivendo un romanzo che è stato pubblicato postumo e sarà presentato a Udine nella mattinata di sabato 27 gennaio.
L’ultimo regalo, il saltatore in alto strappato alla vita, alla sua Silvia, al suo piccolo Elio, a tutti, nel maggio di ormai quasi tre anni fa a 40 anni, a causa di un brutto male che non gli ha lasciato scampo, l’ha fatto immaginandosi il capo delegazione della nazionale italiana alle Olimpiadi di Parigi 2024 all’improvviso trovatosi al centro del delitto di un maratoneta azzurro.
Una storia avvincente, con tanto di parentesi amorosa per il protagonista, che nella città delle Olimpiadi ritroverà vent’anni dopo un amore giovanile e pure la figlia di lei.
Chi ha ucciso il maratoneta? No, mica ve lo scriveremo, immaginiamo già Alejet guardarci con quel suo sorriso gentile, che nascondeva un’educazione sopra la media, ma anche una decisione del campione che si preparava a superare l’asticella. Il romanzo, ricco di stile, particolari, con una narrazione fluente – insomma, leggetelo e vedrete che vi sembrerà di vedere Talotti prendere la rincorsa in pedana o sorridere alla vita come splendidamente faceva anche nel momento più difficile –, è stato scritto tra il 2020 e il 2021. Mentre cioè, in un mondo attanagliato dalla pandemia, Alessandro, proprio quando aveva scoperto che sarebbe diventato padre per la prima volta, cominciò anche la dura battaglia verso il male.
Che provò a combattere anche grazie alla passione per la scrittura, che aveva cominciato a coltivare durante l’attività agonistica, lui pluricampione italiano di salto in alto, quarto agli Europei di Monaco del 2002, capace di superare l’asticella a 2.32 all’aperto e anche di partecipare a due edizioni dei Giochi olimpici, il sogno di un’atleta, Atene 2004 e Pechino 2008.
È proprio nei suoi quindici e più anni di giramondo delle pedane che Alejet aveva cominciato a pensare alla sua storia, un intreccio tra un giallo e un romanzo d’amore. Il campione ha cominciato a osservare i posti frequentati, a immaginare quel futuro capo delegazione azzurra alle prese con un delitto.
Chissà, la buttiamo là, avrà anche preso spunto da “Giallo al Tour” di Gianni Mura, dove il celebre giornalista, inviato per anni alla Grande Boucle, aveva ambientato un giallo proprio in un Tour de France con tanto di scoperta del colpevole all’ultima tappa, che sempre si corre a Parigi.
Talotti era uno che si portava sempre un libro in valigia durante i suoi viaggi in giro per il mondo per volare nei vari meeting. Ha elaborato ed è entrato in azione. Studiando. Sì, studiando.
Un prezioso testimone della “metamorfosi” dell’atleta a scrittore è un suo vicino di casa nella palazzina di viale Volontari della Libertà: Michele Meloni Tessitori. Il giornalista, per quattro decenni colonna del Messaggero Veneto, è stato prezioso testimone di quei mesi tribolati del Talotti scrittore.
«Nonostante la malattia – ricorda con una certa commozione il giornalista – Ale ha deciso di mettere in pratica quel progetto che aveva in testa da tempo. Era anni che studiava la trama, scrutava le location in giro per il mondo. Poi ha fatto una cosa bellissima: poichè le sue condizioni di salute non gli permettevano di proseguire il suo lavoro da massofisioterapista e di docente a Gemona a Scienze motorie, ha deciso di impiegare il tempo frequentando un corso di scrittura creativa on line».
Poi continua: «Me ne aveva parlato, mi aveva fatto anche leggere un componimento che aveva fatto su Berlusconi e che era stato anche apprezzato dai docenti. Insomma, aveva studiato, aveva chiesto consigli ed è riuscito a portare a termine quasi la totalità del manoscritto prima di arrendersi alla malattia il 16 maggio 2021».
Ma Meloni sull’amico chiude con una suggestione: «In viale Volontari Ale abitava in quella che fu la casa della famiglia Giordani. Lì Riccardo Giordani si diceva utilizzasse spesso la torretta per guardare le stelle con un telescopio e che lassù salisse anche l’amico Arturo Malignani. Insomma, si diceva che quel luogo magico fosse stato d’ispirazione per i due inventori. Mi piace pensare, ma ne sono quasi convinto, che anche Ale, che su quella torretta saliva spesso e l’aveva anche arredata con dei pezzi di quel tartan delle pedane di atletica a lui caro, potesse essere stato ispirato per il suo romanzo da quel luogo».
«Lui ha scritto il romanzo per distogliere la mente su quello che stava passando – spiega la moglie Silvia Stibilj, mentre il piccolo Elio, poco più di tre anni, sgambetta per la casa di Trieste –. Non ho mai letto nemmeno una pagina del romanzo, lui voleva fare una sorpresa a tutti. Così come nemmeno ho letto il diario di bordo che teneva. No, non me la sono mai sentita, avevo paura di leggere cose che magari lui ci voleva nascondere sulla sua malattia».
Il bimbo reclama la supermamma, che dopo la morte del suo Ale si è laureata, ha cominciato a fare la maestra d’asilo e naturalmente a insegnare pattinaggio a rotelle, specialità in cui è stata campionessa del mondo per cinque volte, più una sesta da juniores. «Non voglio leggere il romanzo fino a sabato – spiega –. L’ho portato avanti perchè non era riuscito a finirlo, ho preso contatti con un ghost writer. Ma, oltre al meeting Udin Jump, che è una cosa che si può ripetere ogni anno, ora ci sarà questo romanzo che è una cosa sua personale che volevo venisse pubblicata».
Un ultimo capolavoro, di cui andava fiero. «Alla fine tutto quello che faccio mi viene bene», diceva Alejet alla sua Silvia. «Del resto – spiega la ragazza – quella del mio Ale era una modestia simpatica».
E pare di vederlo lì Ale sorridere alla sua Silvia. C’è il piccolo Elio che chiama: «Farò salto in alto», urla il bimbo facendoci venire i brividi. Chissà, visti i genitori magari anche il pattinatore o, chissà, visto l’ultimo regalo di Ale anche lo scrittore.
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