Buksa, spirito guerriero: l’attaccante ha già portato qualcosa all’Udinese

Il 29enne polacco è stato presentato ufficialmente dal club dopo aver contribuito al blitz all’Arena Garibaldi: «Abbiamo mostrato che possiamo fare grandi cose, dobbiamo seguire mister Runjaic»

Stefano Martorano
Buksa, dopo l'esordio in bianconero a Pisa, lunedì 15 settembre è stato presentato ufficialmente
Buksa, dopo l'esordio in bianconero a Pisa, lunedì 15 settembre è stato presentato ufficialmente

C’è anche lo spirito guerriero e il senso di sacrificio ben rappresentato in campo a Pisa – e poi a parole in sede di presentazione – da Adam Buksa, tra i segni particolari che riporta la nuova carta d’identità dell’Udinese salita al terzo posto dopo il successo dell’Arena Garibaldi.

Alzi la mano, infatti, chi non ha applaudito il 29enne polacco che una volta subentrato a Keinan Davis, nell’ultima mezzora, ha cominciato a fare a sportellate buttandosi su ogni palla vagante, dimostrando così un immediato adattamento al contesto tattico del momento.

Vedendolo “sbattersi” e farsi in quattro, sopperendo anche alla non brillante condizione e pure al ruolo di un Nicolò Zaniolo finito addirittura più alto di lui, come prima punta, si è capito perché Kosta Runjaic lo ha così fermamente voluto con sé, confidando in un giocatore generoso che sa anche lanciare messaggi forti come questo: «Abbiamo mostrato che siamo competitivi e possiamo fare grandi cose, ma dobbiamo lavorare molto tutti quanti e avere fiducia in Runjaic. Io lo conosco e so che è esigente e chiede molto ai suoi giocatori, ma poi i risultati arrivano». Parole che fanno di Buksa un uomo dell’allenatore, ma non certo un “raccomandato” a giudicare dalla flessibilità espressa a Pisa, dove se alla fine l’Udinese ha corso 113 chilometri, uno in più del Pisa, vincendo anche 8 contrasti in più dei toscani, il merito è stato anche del polacco che ha portato l’esempio, dimostrando a tutti come si deve fare.

«Il mio ruolo? Dipende dal sistema di gioco – ha spiegato –. Se giochi don due punte devi essere flessibile, anche perché se non ti muovi poi la palla non ti arriva e non puoi mostrare le tue qualità. Ho giocato in diversi sistemi e so cosa vuole da noi il mister. A Pisa e Milano sono state due partite simili in cui non avevamo spesso la palla e io dovevo difendere il vantaggio facendo salire la squadra anche prendendo un fallo, oltre a provare a segnare. Sono flessibile, anche se mi sento meglio in area dove posso ricevere i cross e attaccare la porta». Capito?

Non a caso il direttore dell’area tecnica Gokhan Inler ha detto testuali parole sul suo conto: «È un ragazzo che dà sempre l’anima, è un leader e ci può aiutare tantissimo anche dentro lo spogliatoio grazie alla sua esperienza. Sono contento di averlo qui».

Il resto l’ha sottolineato il dg Franco Collavino che ha evidenziato un altro aspetto fondamentale, l’arricchimento di un parco attaccanti che, in attesa del bel gioco, può contare su diverse caratteristiche. «Con l’esperienza internazionale di Buksa adesso il nostro reparto avanzato ha una vasta varietà con Davis, Zaniolo, Bayo, Bravo e Gueye».

Come dire: il bello deve ancora arrivare, come Buksa ha spiegato ieri, ma solo a patto che l’intera squadra raccolga con lo stesso spirito il futuro che l’aspetta: «La Serie A è una sfida per ogni attaccante e se giochi bene qui vuole dire che sei bravo. Abbiamo iniziato bene, ma è solo un primo assaggio. Abbiamo una squadra coraggiosa, che si prende le sue responsabilità e che sa cosa vuole, questo spogliatoio è uno dei migliori in cui sia stato in tutta la mia carriera, abbiamo personalità molto compatibili».

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