Spencer e Mekowulu: ecco i due centri di gravità dell’Apu

I due lunghi consentono agli uomini di Vertemati di fare la voce grossa sotto canestro. Con loro la fisicità necessaria alla massima serie è garantita

Giuseppe Pisano
Christian Mekowulu sta crescendo nello scacchiere di Vertemati
Christian Mekowulu sta crescendo nello scacchiere di Vertemati

Musica nuova per l’Apu nel pitturato. Dopo due stagioni di rotazioni, innesti in corsa e falsi cinque, la squadra bianconera ha i suoi centri di gravità permanente: con Skylar Spencer (determinante al Memorial “Brusinelli” di Trento) e Christian Mekowulu il ferro è ben protetto.

Intimidatori

La promozione in A ha imposto un deciso cambio di rotta, perché nella massima serie il livello di fisicità è notevole ed era necessario attrezzarsi. I 206 centimetri di Spencer e i 205 di Mekowulu consentono a Udine di fare la voce grossa a rimbalzo e rendono la vita difficile agli avversari che si avventurano nell’area difesa dai bianconeri: oltre a garantire solidità a rimbalzo i due pivot arrivati in estate sono grandi stoppatori. Una caratteristica che negli ultimi due anni è sempre mancata. Morale della favola: l’Apu Old Wild West non è più una squadra votata solo al gioco perimetrale, ora è più completa in tutti i reparti.

Da Delia a Cannon

L’Apu 2023/2024, la prima dell’era Gracis-Vertemati, per buono tratti del campionato si è fatta apprezzare per il gioco espresso, pur dovendo fare i conti con il problema del centro, talmente evidente che la stagione iniziò con due pivot nelle rotazioni e si concluse con altri due. L’ingaggio dell’argentino Marcos Delia si rivelò insoddisfacente, mentre Jacopo Vedovato non si rivelò all’altezza della serie A2. Fu così che vennero inseriti in corsa Quirino De Laurentiis e Jalen Cannon: la situazione sotto le plance migliorò, ma complice l’infortunio di Clark l’Apu al completo e attrezzata anche nel pitturato non si vide praticamente mai.

Torri italiane

Il cambio di rotta operato nella passata stagione portò alla scelta di Xavier Johnson, un numero quattro, nel reparto lunghi. Per il ruolo di cinque puro si andò sull’usato sicuro con Giovanni Pini e Davide Bruttini. Anche in questo caso, però, la scelta non si rivelò fortunata, perché il pivot emiliano ebbe problemi fisici per quasi tutta la stagione, mentre il suo pari ruolo toscano venne gestito nel minutaggio anche a causa della carta d’identità non più verde.

La società e Vertemati rimediarono in tre mosse: ingaggiando Rei Pullazi, lungo col tiro da fuori in grado di aprire il campo (ma non un cinque puro) e utilizzando a lungo Xavier Johnson e Matteo Da Ros come “falso cinque”. Come andò a finire se lo ricordano tutti. 

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