Scuffet, come passa il tempo: dieci anni fa l’esordio in serie A

Giovedì 1 febbraio sono esattamente dieci anni dall’esordio in serie A di Simone Scuffet. Potrà sembrare banale e scontato dire che il tempo vola, ma è proprio così.
Il 1º febbraio del 2014 Francesco Guidolin lo mandò in campo a Bologna al posto di Brkic che durante il riscaldamento accusò un problema alla schiena.
Il vice del numero 1 serbo era il croato Ivan Kelava che nel corso della stagione (10 presenze in quel unico campionato in bianconero) ne aveva già combinata qualcuna di troppo. Guidolin, che tra l’altro era reduce da quattro sconfitte consecutive, non ebbe dubbi.
«Simone giochi tu», gli disse rientrando negli spogliatoi. Il ragazzo di Remanzacco, ancora minorenne (avrebbe compiuto 18 anni il 31 maggio), ebbe un sussulto. Ma fu un attimo e forse fu meglio così.
Avere davanti una giornata a pensare a cosa avrebbe dovuto fare in campo gli avrebbe fatto bruciare tutte quelle energie nervose che poi il ragazzo consumato in campo.
il ricordo del protagonista
Sentite come rivive quelle ore Simone, ora saldo nella porta del Cagliari. «Durante la settimana – racconta – mi ero allenato come al solito, dando il massimo, mettendomi a disposizione. Ero appena uscito dalla Primavera, mai avrei pensato che il mio momento sarebbe arrivato proprio in quella trasferta a Bologna.
Durante il riscaldamento il portiere titolare, Brkić, si infortunò: mister Guidolin a quel punto venne proprio da me e guardandomi negli occhi: “Simone, ora tocca a te”. Era davvero qualcosa di totalmente inaspettato. Mi rassicurò, gli sarò per sempre grato per quella scelta coraggiosa, così come devo dire grazie al suo preparatore, mister Di Iorio».
«In quel momento – continua l’estremo difensore scuola Aurora – comunque per me non ci fu spazio per le emozioni: mi buttai subito sulla gara, ero totalmente concentrato su quello che avrei dovuto fare.
Quanto era successo l’ho razionalizzato così solamente molte ore più tardi: non solo avevo esordito in Serie A con l’Udinese, la squadra che mi aveva fatto crescere, ma avevamo vinto e io non avevo neppure subito gol. Di certo fu una giornata speciale, di quelle che non potrò mai dimenticare».
La confessione del Guido
«In realtà – racconta a distanza di tempo Francesco Guidolin – Brkic non stava bene già da un paio di giorni e quindi non avevamo la certezza che sarebbe stato a disposizione».
Ecco che allora il “Guido” cominciò a confrontarsi con tutto il suo staff, in modo particolare con il preparatore dei portieri Lorenzo Di Iorio che da inizio gennaio lo aveva convinto a convocare Simone per fargli respirare ancora di più l’aria della prima squadra.
«A distanza di anni lo posso dire: non eravamo soddisfatti del rendimento dei primi due portieri – confessa Guidolin –. Di Iorio da un po’ mi diceva di puntare sul ragazzino che in allenamento stava crescendo a vista d’occhio. E così quella sera colsi la palla al balzo e a meno di un’ora dal fischio d’inizio dissi a Simone che avrebbe giocato lui».
Ricorda bene la reazione del ragazzo: «Rimase basito, non se l’aspettava, ma con i giovani ho sempre fatto così, gettandoli nella mischia quando meno se l’aspettano».
Maglia verde con il numero 22 sulle spalle, Scuffet entrò in campo incoraggiato dai compagni, specialmente dai senatori della difesa Danilo e Domizzi. Impossibile non avvertire la tensione che cercava inutilmente di scaricare con uno, due, tre balzi mentre si dirigeva con il resto della squadra al centro del campo.
Stesso rituale quando andò a occupare la porta dietro alla quale c’erano i tifosi bianconeri, decisamente orgogliosi di avere a distanza di dieci anni un friulano in squadra (l’ultimo era stato Fabio Rossitto).
Vittoria e zero gol presi
La partita si mise presto in discesa per l’Udinese: una spinta dell’ex Pazienza (in rossoblù c’erano un altro ex, Cesare Natali e un futuro bianconero, il greco Panagiotis Kone) su Lazzari regalò a Di Natale la possibilità di sbloccare il risultato dal dischetto: 0-1 dopo 15’.
Gara bruttina, con il Bologna incapace di rendersi pericoloso e Scuffet che probabilmente si chiedeva; beh? Tutta qui la serie A? È meno difficile di quanto immaginassi. Nei primi 45’ il suo score parlò di un paio di uscite alte e di due conclusioni telefonate.
Qualcosa sarebbe cambiato nella ripresa. Con la curva Bulgarelli che soffiava alle spalle di Simone, il Bologna di Ballardini cominciò a spingere sull’acceleratore. Sinistro di Diamanti fuori di un soffio, tanti palloni buttati in mezzo soprattutto dopo l’ingresso di Moscardelli, ma di pericoli veri e propri per Scuffet neanche l’ombra.
Però la sensazione di avere un ragazzo che era riuscito a dare tranquillità alla difesa quella sì che rimase negli occhi di tutti. L’Udinese nei minuti di recupero chiuse il conto con un gol di Nico Lopez.
Il giorno dopo i voti in pagella furono più o meno tutti uguali (si ballava tra il 6 e il 6,5). Ci sarebbero state altre occasioni per mettersi in evidenza. Sì, perché da quel momento in poi Scuffet giocherà altre quindici partite di fila saltando solamente l’ultima in casa contro la Sampdoria.
«Fece un girone di ritorno ad altissimo livello – ricorda ancora Guidolin – e forse avremmo dovuto dargli fiducia un po’ prima».
Le parate a San Siro
Negli occhi di tutti è rimasta la partita di San Siro contro l’Inter di fine marzo. Finì 0-0, un po’ per colpa degli attaccanti interisti Icardi e Palacio, un po’ per alcuni interventi di Simone davvero superlativi.
Il giorno dopo sì che gli 8 in pagella si sprecarono. Come anche i giudizi: “il nuovo Buffon”, “il nuovo Zoff”, etichette pesanti che non gli hanno fatto bene, anzi. Come tante altre esperienze. Il mancato trasferimento nell’estate successiva all’Atletico Madrid, la scelta del suo procuratore di mandarlo al Como dove visse una stagione da incubo.
Ha dovuto spesso ricominciare da zero Scuffet che oggi a distanza di dieci anni, sembra aver trovato a Cagliari la piazza dove togliersi qualche soddisfazione. Non sarà mai Buffon o Zoff, ma nemmeno un portiere di serie inferiori.
In Sardegna apprezzano la sua serietà, il suo essere di poche parole proprio come i sardi. «Quella sera – conclude Guidolin –, facemmo bene a farlo giocare. E quella scelta risulta azzeccata a distanza di tempo ora che Simone è protagonista in serie A. Gli auguro il meglio, se lo merita». —
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