Sagan somiglia sempre più a Merckx

Il campione del mondo domina il Giro delle Fiandre con un assolo da urlo. Cancellara secondo. Fuori gara Cimolai
Di Antonio Simeoli

È un fenomeno assoluto. Lo si sapeva dalla Parigi-Nizza del 2010, quando Peter Sagan vinse due tappe a vent’anni impressionando il mondo del ciclismo. Poi lo show al Tour 2012, le 70 corse vinte, il Mondiale da campione conquistato nel 2015 a Richmond.

Eppure qualcuno continuava a dire: troppi secondi posti.

Vero, ma la classe è immensa e quindi Sagan in una settimana ha dominato prima la Gand-Wevelgem e poi, ieri con un assolo clamoroso, il Giro delle Fiandre.

Era il favoritissimo assieme a Fabian Cancellara, Sagan e ieri ha corso come tale. Quindici muri nel gruppo di testa, poi la testa avanti al secondo passaggio del durissimo Vecchio Kwaremont e un clamoroso assolo sul Paterberg, quando ha lasciato di stucco prima l’ex campione del mondo Michael Kwiatkowski (Sky) e poi l’ultimo a resistergli: il belga Sep Vanmarcke (Lotto Jumbo).

Dopo aver trionfato alla Gand-Wevelgem, passata purtroppo in archivio per la morte di Antoine Demoitiè investito da una moto dell’organizzazione, Peter Sagan porta a casa la sua prima “classica-monumento”. Imitando fuoriclasse del calibro di Louison Bobet (1955), Rik van Looy (1962), Eddy Merckx (1975) e Tom Boonen (2006), lo slovacco ha domato 18 muri e la centesima edizione della classica mito.

Dopo il Paterberg, Sagan ha iniziato una cronometro di 13 km contro il re contro il tempo, Fabian Cancellara, che, raggiunto il belga, ha cercato rabbiosamente di fare poker al Fiandre.

Niente, mani sulla parte centrale del manubrio, Sagan ha scaricato tutta la sua potenza. Venti secondi, quattordici secondi, ancora venti. Finale da conquistatore. Dietro ovazione per Cancellara, secondo, all’ultima corsa dei muri. «Sono molto felice» ha detto il campione del mondo, che ha dedicato la vittoria «ai due ragazzi che non ci sono più», ovvero i belgi Demoitiè e Myngheer.

Il migliore degli italiani? Daniel Oss (Bmc), 16° a 1’02”. Fuori dal giro che conta il friulano Davide Cimolai (Lampre Merida), così come, in campo femminile, la campionessa italiana Elena Cecchini, che ha perso le ruote delle migliori sull’ultimo Kwaremont, in una corsa vinta dalla campionessa del mondo, la britannica Elizabeth Armitstead. Prima delle italiane Rossella Ratto, 13esima. Ma niente: il fenomeno ieri è stato Sagan. E se volesse vincere anche la Roubaix domenica?

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