Rigore per retropassaggio al portiere, il ds Bremer annuncia il reclamo in Figc

SPILIMBERGO. Il regolamento è chiaro: se il portiere raccoglie con le mani un pallone calciatogli volontariamente da un compagno, la sanzione è una punizione indiretta in area, da battersi nel punto...

SPILIMBERGO. Il regolamento è chiaro: se il portiere raccoglie con le mani un pallone calciatogli volontariamente da un compagno, la sanzione è una punizione indiretta in area, da battersi nel punto dell’infrazione o, se questa è avvenuta nell’area piccola, sulla linea della stessa. Non di certo un calcio di rigore. Ripartono da qui le polemiche all’indomani di Spilimbergo-3/S, conclusasi 2-2 ma viziata da un penalty tutt’altro che limpido concesso agli ospiti dal fischietto Mariani di Udine. «L’arbitro – dichiara il ds mosaicista Thomas Bremer – ha confermato più volte verbalmente di aver fischiato il rigore perché lui il fallo su retropassaggio ritiene sia da punire così. Noi pertanto abbiamo contattato subito la federazione per capire se ci convenga fare reclamo».

Non basta, infatti, l’ammissione bipartisan del maloperato del direttore di gara, considerato che il referto è pressoché legge e questi – lo dimostra il caso Carlon di un mese fa, con il trainer della Virtus espulso “a sua insaputa” – ha ampi margini per cavarsela. «L’idea, comunque, è di sporgere reclamo – insiste Bremer –, anche per dare un segnale. È un episodio grave, fuori dall’ordinario: se l’arbitro non sa le regole, chi deve saperle?».

Domanda retorica, cui prova a dare risposta Luca Cavanna, presidente dell’Aia pordenonese. «L’errore ci può stare – è il commento –, anche se arrivati a un tale livello non dovrebbe. La linea della nostra sezione, e anche di quella udinese del collega Zanier, è quella di essere sempre trasparenti: se c’è stato un errore, va ammesso. In ogni caso, il referto arbitrale fa fede e prevale sulle altre posizioni. Poi ovviamente valuterà il giudice: noi arbitri siamo i “vigili urbani”, loro decidono».

Stefano Crocicchia

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