Riecco coach Lardo: «L’Old Wild West è la squadra più forte e che bravi a Cividale»
L’ex allenatore bianconero ha visto i due team friulani alle Finals di Coppa e le analizza: «Una società come Udine merita la massima serie, le Eagles mi piacciono molto. Quanti ricordi in Friuli»

L’ultimo weekend è stato di “studio” per Lino Lardo. Il tecnico ligure, coach dell’Apu nel triennio 2015-2018, ha assistito dal vivo alle Final Four di Coppa Italia assieme alla moglie Amalia Pomilio. Lardo in questo momento è free agent dopo il recente crac del Chieti Basket nel campionato di B Nazionale: le proposte di un immediato ritorno in pista non sono mancate (dalla Pallacanestro Livorno e dalla Juve Caserta), ma ha prevalso la scelta di restare fermo e ricominciare ad allenare dalla prossima stagione.
Nel frattempo l’ex tecnico dell’Olimpia Milano ci racconta le sue sensazioni in merito alle due squadre friulane ammirate al PalaDozza.
Coach Lardo, che impressione le ha fatto l’Apu in semifinale contro Cantù?
«È stata una partita particolare. Le assenze hanno influito tanto, ma Udine ha dimostrato una volta di più di essere la squadra da battere. Vertemati ha trovato soluzioni difensive azzeccate, schierando anche quintetti con cinque piccoli. Riuscire a tenere fino all’overtime in quelle condizioni significa che dietro c’è tanto lavoro».
Della finalista Cividale cosa ci dice?
«La semifinale contro Rimini è stata uno spettacolo: gioco corale, palla che girava alla grande. Hanno saputo esaltare le caratteristiche della squadra. In finale è stato tutto diverso, forse la Gesteco ha speso tanto in semifinale, oltre al fatto che Cantù ha più esperienza di un certo tipo di partite, con gente come McGee, Baldi Rossi e Moraschini. A me le Eagles piacciono molto, il campionato che stanno facendo conferma la bontà del loro lavoro».
L’Apu capolista ha già un piede in serie A secondo lei?
«Incrociando le dita, dico che per il percorso fatto è l’anno buono per Udine. Il roster la mette al riparo da possibili imprevisti nel finale di regular season. L’Apu ha tutto per il salto, è la più forte di A2 e lo ha ampiamente dimostrato. L’innesto di Pullazi e Pepe certifica le ambizioni bianconere».
Lei ha un posto importante nella storia dell’Apu, visto che nel 2016 portò la squadra in A2.
«Sono orgoglioso di aver iniziato questa parte del percorso. Mi era stato chiesto di riportare Udine in A2. Il cammino è stato progressivo, forse si poteva anticipare un po’ la salita in A, ma ora è il momento di raccogliere: Udine lo merita, così come la società, che ha investito molto. Ho bei ricordi del Carnera pieno, della passione della gente udinese: questo primato solitario è strameritato».
Nel primo anno di A2 giocavate a Cividale. Lei ha stretto molte amicizie in riva al Natisone.
«Anche quello è stato un bellissimo percorso. Quell’anno a Cividale c’era un’atmosfera molto bella, al palazzetto c’erano appassionati sia udinesi che cividalesi. La società gialloblù è un esempio per tutti, in pochi anni è partita dalla B ed è arrivata in A2, ha investito su un coach come Pillastrini e con coraggio su giovani di talento. Inoltre gioca davanti a un pubblico numeroso e corretto. Io e Malì siamo affezionati al Friuli, dove abbiamo stretto tanti rapporti umani davvero preziosi. Sapere che il territorio friulano ha due squadre così in alto non può che farci piacere».
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