Rabbia Crostis, festa Zoncolan

Il timore della protesta fa saltare anche la salita di Tualis. Vince Anton, Contador fischiato

ZONCOLAN. Una farsa, altro che tappa più attesa del Giro d’Italia. E dire che per questa frazione i carnici stavano lavorando e sognando da mesi. Volevano mostrare a tutti il Crostis, la Panoramica delle vette, invece hanno assistito praticamente a un flop. Una corsa non dimezzata, annichilita dall’assurda decisione imposta dall’Uci alla giuria di non affrontare la novità Crostis. Assurda perché la discesa era sicura. Assurda perché ieri sul Crostis c’erano migliaia di persone ad attendere la carovana. Assurda perché l’annullamento ha fatto infuriare la gente di Tualis, il paese del Crostis, che ha minacciato di non far passare la corsa diretta a Ravascletto. Si sono messi in mezzo alla strada i carnici, la Polizia li ha controllati a vista. Nessuno scontro. Solo la voglia di farsi sentire.

È bastato per convincere la tremebonda giuria a tagliare la salita di Tualis e la discesa di Ravascletto (altro paese penalizzato dalla cancellazione del Crostis) accorciando la tappa di ulteriori 20 km. Morale? In val Degano è scoppiato il caos. Ammiraglie bloccate dalle strade strette del nuovo percorso sulla destra del fiume, corridori che sbagliano strada, stralunati all’attacco della salita finale e pure insultati da tifosi esasperati. Tra i più fischiati l’uomo più atteso, quell’Alberto Contador indicato come il responsabile dell’”imboscata” al Crostis.

Incredibile, i centomila che anche questa volta avevano assaltato la montagna più dura d’Europa, sono rimasti a bocca aperta. Non per le imprese dei corridori, ma per il caos in gruppo. Che tristezza. I big? Hanno attaccato il tratto duro con 3’ di ritardo su Tankink, Brembilla e Rabottini. Un terzetto presto risucchiato da Anton, Rodiguez, Nibali, Menchov, Scarponi e naturalmente Contador. Ai meno 6,5 km attacca Anton, che sgretola il gruppetto, Contador controlla. Caro Alberto, sei il più forte. Lo saresti stato anche con il Crostis. Non serviva tramare per togliere ai carnici il loro gioiello.

Perchè lo spagnolo quando va in salita è uno spettacolo, danza che è un piacere. Ieri però, come sul Grossglockner, era ancora in vena di regali. Meno 4 km, Nibali rinviene su Contador e Scarponi, che poi cede. Quattro km più sù lo stadio dello Zoncolan ribolle. Il solito Maracanà del ciclismo. Ferito dalla buffonata di giuria e Uci. E allora i tifosi, tenuti d’occhio dallo splendido cordone di alpini della Julia e Protezione civile, si preparano ad accogliere qualche big anche con gli insulti.

Lo Zoncolan è terrificante, le pendenze sono da brivido e mettono ko anche una moto Rai. Salgono a 14 km/h, mostruoso su pendenze così. Ma i distacchi sono minimi tra i più forti perché la salita è talmente dura da appiattire paradossalmente i valori dei big. Con le gambe appesantite dal Crostis i minuti sarebbero fioccati ed è per questo che la spettacolare montagna era stata inserita nel percorso. A 2,5 km dalla vetta Nibali e Contador parlottano. Anton è ancora là davanti a uno sputo. Accordo? No, Nibali dirà a fine gara che Contador non voleva dargli un cambio. Il bivio di Malga Pozof, per chi conosce lo Zoncolan una specie di miraggio perché a quel punto le pendenze danno tregua, si avvicina. Lo stadio più sù ribolle.

Ecco le tre gallerie. Anton resiste, anzi guadagna; Contador e Nibali sono lì, Scarponi perde, dietro si avvicina Menchov. Anton passa il bivio per la Malga, vede le gallerie, le supera. Entra nello stadio in un tripudio di folla. La gente dimentica per un attimo la delusione del Crostis e acclama lo scalatore in cerca di una vittoria pesante. Prendano nota i parrucconi dell’Uci, il popolo del ciclismo non abbandona mai i corridori perché capisce la loro fatica. Contador tenta l’impossibile, scatta, vuole l’impresa. Nibali lo riprende. Vince Anton. Bravo. Contador chiude secondo tra fischi assordanti. Quindi un ottimo Nibali.

Arriva la grandine, tutta per Uci, giuria e direttori sportivi. Cosa avete combinato? E poi si lamentano che il ciclismo è malato. Tra doping e pagliacciate dei potenti a rimetterci è uno sport ancora tanto amato dalla gente. Non servirà a consolare i carnici, ma ieri s’è parlato più del Monte Crostis che della tappa. Bizzarro per promuovere il territorio, ma efficace.

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