Quello striscione fuori dallo stadio Friuli forse era solo uno sgarbato atto d’amore

Quello striscione apparso fuori dallo stadio Friuli aveva due problemi grossi e una verità. Iniziamo dai problemi. Innanzi tutto era anonimo, non è poi stato “rivendicato” dalla tifoseria e quindi perde di valore. Poi il monito “spendi o vendi” ai Pozzo, dai, non è elegante, dato che da 25 anni mantengono una squadra in serie A in una città come Udine e qualche bella soddisfazione ai tifosi in questi anni l’hanno data.

Poi quelle poche righe, crediamo, nascondono sotto frasi esagerate e mal poste una grande verità, che è quella più importante: l’amore per la tifoseria per la squadra del cuore e la speranza dei tifosi – perché a loro se c’è una cosa che non puoi togliere è la speranza altrimenti parliamo d’altro e non di calcio che vuol dire passione – di ripetere le belle emozioni vissute in questi anni, le ultime, per la verità, ormai piuttosto lontane.

Eccolo il succo dello striscione. Ecco quel che chiedono i tifosi ai Pozzo, visto che non sembra ci sia la fila di facoltosi arabi, americani, cinesi pronti ad acquistare il club, gli unici che possano garantire all’Udinese la non scontata vetrina della massima serie. I tifosi, già delusi magari pensando che il cuore dei Pozzo ora possa “battere più forte” per il Watford, chiedono ai proprietari dell’Udinese solo una squadra che faccia divertire e non soffrire. Nessuno chiede acquisti faraonici, non avrebbe senso, ma una squadra magari, buttiamo là, fatta anche di giovani di prospettiva da far poi giocare chissà anche in Premier a Londra. Insomma, un progetto. E chi fa il parallelo con l’Atalanta lasci perdere. Raggiunta la Champions i Percassi hanno rilanciato, i Pozzo hanno venduto i migliori e comprato il Watford. Questione di scelte. Legittime ma criticabili. Con garbo.