Quel gol di Goitom che fece esultare l’Udinese contro l’Inter

Una presenza in A e una rete dello svedese all’Inter nel 2005: «Tornai a casa a piedi tra i tifosi che non mi riconoscevano»

Alberto Bertolotto
Goitom festeggiato da Jankulovski e Mauri dopo il gol all'Inter
Goitom festeggiato da Jankulovski e Mauri dopo il gol all'Inter

UDINE. In serie A ha giocato dieci minuti, sufficienti tuttavia per segnare. «Non c’è più stato un calciatore ritenuto prima pronto per farlo esordire, ma poi non forte a sufficienza da ricevere un’altra chance. È un record».

Sorride, pensando a ciò è stato Henok Goitom, ex attaccante dell’Udinese, autore di un gol iconico: quello valso l’1-1 al 91’ nella sfida con l’Inter al Friuli. Era il 20 febbraio 2005: Luciano Spalletti, all’82’, fece debuttare il 19enne svedese di origini eritree, giunto a Udine nel 2003.

Goitom anticipa di testa Davids e al 91’ segna l’1-1 con l’Inter
Goitom anticipa di testa Davids e al 91’ segna l’1-1 con l’Inter

Decise l’incontro, poi più niente. I bianconeri si qualificarono poi per la prima volta in Champions League, lui a fine stagione passò al Ciudad de Murcia in Spagna, in Segunda Division, dove la sua carriera decollò.

Gli inizi

Goitom, ora, fa l’assistente allenatore dell’Aik Solna, massimo campionato svedese, commenta la Serie A e la Liga in tv. «Quella di Udine fu la mia prima esperienza fuori casa, una vera sfida – racconta –. Mi aiutarono molto Kroldrup e Jorgensen. L’Udinese mi notò in un match con la nazionale giovanile. Giocavo in serie C svedese, tutto a un tratto mi ritrovai in spogliatoio con calciatori che vedevo in tv. Fu davvero strano».

Ingaggiato per la Primavera, Goitom si allenava anche con i big. Nella prima stagione, nel 2003-’04, tanti infortuni ne bloccarono lo sviluppo. Ma anche una grande amichevole: «Con una squadra di serie D segnai cinque gol – ricorda –, mi sembrava tutto fantastico. Spalletti? Grande allenatore. Alcuni esercizi che ci faceva fare, li ripropongo adesso da tecnico. Guardavo Iaquinta, come si muoveva, ma anche Di Natale e Di Michele. Nestor Sensini mi spiegava come ragionavano i difensori».

Tante le difficoltà incontrate: «Non avevo la patente, ero giovane – spiega –. Dopo l’allenamento, andavo a casa. Non appena arriva la pausa per le nazionali, prendevo l’aereo e tornavo in Svezia. Non riuscii a crescere abbastanza da poter rimanere. Tuttavia ho un ricordo positivo dei due anni in Friuli: non giocavo, ma in allenamento imparavo tanto. Senza l’Udinese non avrei disputato la carriera che sono stato poi capace di fare».

Quel gol...

Quattro anni in Liga (dieci gol col Valladolid nel 2009), nove all’Aik Solna nella massima serie svedese tra le varie tappe di Goitom, la cui storia è partita con quella rete all’Inter. «Quando Spalletti mi mandò in campo pensavo solo a una cosa: è la mia possibilità – ricorda –. Non ero teso, ero determinato a far vedere le mie qualità. Credevo, infatti, di poter debuttare prima. Così mi sono messo in area di rigore, aspettando il pallone, che poi arrivò».

Mentre colpiva la sfera di testa, la gamba di Davids a disturbare: «Non mi interessava, volevo e dovevo segnare», sottolinea. E rete fu. «Dopo la partita andai a casa a piedi in mezzo alla gnete. E mentre passeggiavo, nessun tifoso mi riconobbe… D’altronde erano e sono abituati a vedere i calciatori uscire dallo stadio in auto. Appena arrivai in appartamento, accesi il telefonino. Ricevetti un sacco di messaggi. E capii cosa avevo fatto».

Il futuro

Storie d’altri tempi, forse. «L’Udinese di adesso, guardando i risultati, non è più quella di allora – riflette –. Non rischia mai di retrocedere, ma non va mai oltre il decimo posto. Intanto spero che vinca con l’Inter. E poi chissà, magari un giorno ritornerò da allenatore».

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