Quando d’estate Kevin Lasagna diventava il bomber del Colorificio Capelloni

Fino a sette anni fa l’attaccante dell’Udinese giocava i tornei dei bar. Temprato dall’afa di Mezzane e Polpenazze, ora si ripete in serie A 

Il “nostro” Kevin viaggia che è una meraviglia, al ritmo di CR7 (e senza rigori), lui che ha come unico vezzo quello di gradire chi utilizza l’acronimo KL15. Sei gol nelle ultime cinque partite. Eppure Lasagna soltanto sette anni fa giocava per 50 euro a serata più 20 di rimborso spese e forse proprio l’afa della pianura padana l’ha temprato, o meglio, già rodato per le insolite notti della serie A post lockdown, fatte di partite a raffica tra le zanzare e nel silenzio degli stadi vuoti.

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A dire il vero, quando Kevin era il bomber del Colorificio Capelloni - Forgiafer la gente sugli spalti non mancava, né a Mezzane, nel Veronese, dove il primo premio era un maiale di 160 chilogrammi, né sulle sponde del Garda, a Polpenazze, dove il torneo è una sorta di cult fin dai tempi – inizio Anni 80 – di Renato Villa, partito dai dilettanti per diventare il capitano del Bologna di Gigi Maifredi. Si narra che allora disputasse fino a tre partite a giornata nei vari tornei per una trentina di serate, tutto per guadagnare 150 mila lire alla volta. Naturalmente potrebbe essere anche per questo che lo chiamavano, quando giocava, il Mitico Villa.

Tornando a Lasagna la sua ultima estate da bomber del torneo dei bar è stata quella del 2013, prima dell’esperienza all’Este in serie D, la vetrina che lo aiutò a spiccare il volo verso il mondo del professionismo con la maglia del Carpi, prima in B e poi in A. Reduce da una stagione al Cerea da soli 7 gol, era stato chiamato per un’estate in campo, quello del calcio a sette, da Daniele Capelloni, giocatore-dirigente. Insomma, chiaramente era lo sponsor con il suo colorificio e forse per questo lo si vedeva sgambettare con maglia e pantaloncini addosso. Lasagna invece era una sorta di jolly d’attacco, dove gli capitava di fare pure da riserva a tal Bertazzoli, ma la panchina la digeriva perché l’allenatore era l’amico Beppe Boschetti, mantovano pure lui.

Certo è che – raccontano le cronache –, quando sgasava nelle ripartenze non gli stava dietro nessuno e qualche golletto con quel sinistro Kevin l’ha fatto pure a Mezzane e a Polpenazze, anche se alla fine in maiale è finito altrove, sette anni fa. Volatilizzato per colpa di una finale sfortunata. —


 

 

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