Pordenone, quanti ricordi: in nove anni tra i professionisti è successo di tutto
Dal 2014 al 2023 emozioni e delusioni: il carisma di Rossitto, la storica partita a San Siro e la serie A sfiorata

PORDENONE. Da Real Vicenza-Pordenone del 15 agosto 2014 (Coppa Italia di Lega Pro) a Pordenone-Lecco del 31 maggio 2023 (play-off di serie C): nel mezzo nove anni in cui è successo di tutto, dal ritorno in serie D scongiurato grazie al ripescaggio (agosto 2015) alla serie A sfiorata (agosto 2020).
È doveroso dirlo: l’epoca vissuta nei professionisti dal club neroverde rimarrà per sempre nella storia neroverde, sulla quale è calato il sipario pochi giorni fa, quando la società ha deciso di rinunciare all’iscrizione alla Lega Pro.
Una resa decisa per salvare il sodalizio dal fallimento e, in particolare, per non disperdere il patrimonio del settore giovanile. Al Tribunale di Pordenone il potere di giudicare. Da stabilire, successivamente, da quale categoria si ripartirà (serie D o Eccellenza).
Nel frattempo si sono spente le luci, è finita quella festa iniziata il 4 maggio 2014, giorno del salto tra i professionisti, da dove i ramarri mancavano da 11 anni, dal tramonto dell’era Ettore Setten.
Mauro Lovisa, presidente dei neroverdi, aveva rilevato la società nel 2007 proprio con quello scopo: riportarla nel calcio che conta.
L’inizio fu difficile: retrocessione dopo i play-out persi con il Monza: un doppio ko che stroncò la grande rincorsa operata da mister Fabio Rossitto. Tre tecnici, allora, cambiò Lovisa, che per evitare il ritorno in serie D decise di investire a fondo perduto una cospicua cifra per chiedere il ripescaggio.

Aveva capito gli errori e, forse, aveva visto attorno a sé l’entusiasmo di una città, generato dal carisma di Rossitto e dall’incredibile rimonta che stava per compiere.
L’estate del 2015 coincise con la svolta tecnica: ripartenza in C, mercato affidato al consulente Giorgio Zamuner, che scelse Bruno Tedino come tecnico. Quindi i giocatori: capitan Stefani, De Agostini, Pederzoli, Cattaneo, De Cenco, Berrettoni: gioco spettacolare e gol a raffica.
Così i ramarri arrivarono a due match dalla B, battuti dal Pisa in semifinale play-off. Sogno spezzato, ma il seme fu gettato. Pordenone non era più una destinazione sconosciuta per calciatori e tecnici, ma un posto dove voler andare.
Così, la stagione successiva, lanciati alcuni giocatori in B (De Cenco, Pasa, Strizzolo,
Martin), arrivarono, tra gli altri, Burrai e Misuraca e la storia continuò, visto che il gruppo arrivò nuovamente a un passo dai cadetti dopo aver perso la semifinale play-off con il Parma.
Il salto fu solo rimandato, ma prima due imprese straordinarie, centrate con mister Colucci in panchina in Coppa Italia: il successo a Cagliari (2-1) al quarto turno, che spalancò le porte al match di San Siro con l’Inter valido per gli ottavi. Era il 12 dicembre 2017: quasi 5 mila cuori neroverdi spinsero la squadra sino ai calci di rigore, dopo aver chiuso i 120’ sullo 0-0. Nagatomo non sbagliò, 5-4 per l’Inter.
Il sognò terminò ma si sviluppò un forte senso di appartenenza, di orgoglio cittadino. Nel 2018-2019 il punto più alto dei 100 anni della società: la promozione in serie B. Tra gli artefici principali il tecnico Attilio Tesser, esperto della materia, che il 28 aprile 2019 sotto il diluvio del Bottecchia esultò con i suoi ragazzi dopo aver battuto per 3-1 la Giana Erminio e aver così raggiunto il paradiso calcistico.
Ramarri tra i cadetti, chi l’avrebbe mai detto? E chi avrebbe mai detto, poi, che il torneo successivo, la squadra rimase a lungo al secondo posto, perdendo poi le semifinali con il Frosinone dopo aver vinto gara 1 allo Stirpe? Praticamente nulla riuscì a fermare Stefani e soci, neppure il trasferimento al Friuli prima e al Rocco poi per la mancanza di un impianto a norma in città. E neppure il Covid.
Quanti campioni nacquero in quella stagione: Di Gregorio e Ciurria, ora protagonisti in serie A con il Monza, Pobega (oggi centrocampista del Milan).

Da allora un lento e inesorabile declino, mitigato solo dalla buona prima parte della stagione 2020-2021, quando il friulano Diaw, ingaggiato dal Cittadella, portò i ramarri in zona play-off per poi essere venduto nel mercato invernale per 4 milioni al Monza di Galliani.
Il Pordenone, emigrato nel frattempo al Teghil di Lignano, messo a norma per la serie B a tempi di record, si salvò solo all’ultima giornata di serie B, dopo aver esonerato Attilio Tesser e promosso dalla Primavera Maurizio Domizzi. Quindi la retrocessione in C, nell’aprile 2022, con il record negativo di punti in un girone a 20 squadre: fu l’epilogo di un torneo in cui la società sbagliò tutto, ingaggiando tre tecnici e operando un mercato estivo con spese elevatissime.
Il resto è storia recente. Il tentativo di tornare subito in B, non andato a buon fine nonostante gli investimenti. Cosa rimane, adesso? La consapevolezza di aver scritto pagine irripetibili, ma anche grande rammarico. Perché con una gestione diversa, più oculata, il libro avrebbe avuto ancora altri, gloriosi, capitoli.
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