Il Pordenone rinuncia alla C e ora anche la D è a rischio

Con il mancato accesso alla Lega Pro sono risolti tutti i contratti con i giocatori. Ecco perché l’Eccellenza, ora come ora, sarebbe la categoria più ipotizzabile

Bruno Oliveti

La notizia ufficiale che tutti, in primis i tifosi, si auguravano di non dover ricevere, è arrivata ieri alle 18, tramite un comunicato diffuso gli avvocati che stanno affiancando il presidente Lovisa, Bruno e Antonio Malattia e Roberto Casucci.

«Le condizioni patrimoniali e finanziarie della società – scrivono i legali – non consentivano altre alternative, né l’iscrizione della prima squadra al campionato di serie C.

Il Pordenone calcio si propone di mantenere il titolo sportivo, salvaguardare il settore giovanile e continuare l’attività sportiva sia con la partecipazione al campionato femminile di serie B sia, se possibile, con l’iscrizione della prima squadra al campionato di serie D o di Eccellenza».

Ce lo si aspettava, ma la speranza, si sa, è sempre l’ultima a morire. Il Pordenone lascia dunque il professionismo dopo nove stagioni, sei delle quali in serie C e tre, indimenticabili, in B, punto massimo dell’ultracentenaria storia del club.

E di questo va senza indugio dato atto a Mauro Lovisa, capace di raggiungere picchi che i predecessori avevano solo potuto sognare, mettendoci tantissimo del suo e una passione infinita, sfiorando la serie A, ma pure commettendo gravi errori nella gestione.

Ora l’obiettivo è, come scrivono gli avvocati, non perdere tutto, quindi evitare il fallimento.

«Il Pordenone calcio srl – recita la nota – ha depositato in tribunale una domanda di accesso a uno strumento di regolazione della crisi e dell’insolvenza con riserva di presentare la proposta, il piano e gli accordi.

Il codice della crisi prevede che il Tribunale assegni un termine, di solito fra i 30 e i 60 giorni, entro il quale la società dovrà optare o per un concordato preventivo in continuità o per un accordo di ristrutturazione dei debiti».

Da dove si ripartirà? L’auspicio è la serie D, ma è una strada difficilmente percorribile. Non ce l’ha fatta, per dire, la Triestina cinque anni fa.

Nell’Interregionale, categoria “ibrida”, a cavallo tra dilettantismo e professionismo, i tesserati potrebbero rivalersi per far valere i contratti in essere, nonostante lo svincolo automatico previsto dagli attuali regolamenti federali in caso di rinuncia al professionismo.

Senza contare che l’ammissione in esubero all’Interregionale prevede il pagamento di un contributo straordinario a fondo perduto di 300 mila euro. E che per mettere insieme una squadra da salvezza ne servirebbero almeno altri 450 mila.

Molto più verosimile che si ricominci dall’Eccellenza. Sempre con Lovisa al timone, pronto a ritentare la scalata. A patto, naturalmente di evitare la liquidazione e di non lasciare debiti “federali”, altrimenti la ripartenza potrà avvenire solo attraverso una nuova società.

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto