Parla Tedino: "Palermo altro mondo, ma resto me stesso. Pordenone, credici"

L’artefice del miracolo neroverde in città per le vacanze. Ora “vede” la A e ai ramarri dice: «Puntate sui playoff»
CALCIO LEGA PRO, GIRONE A. PORDENONE VS ALESSANDRIA, 1-1
CALCIO LEGA PRO, GIRONE A. PORDENONE VS ALESSANDRIA, 1-1
PORDENONE. Tra dieci giorni riparte anche la serie B e con essa riprende pure la marcia di Bruno Tedino verso la A. L’allenatore pordenonese del Palermo racconta la sua prima avventura tra i Cadetti, al comando dopo aver vinto il titolo d’inverno. Rientrato in città per le vacanze, il tecnico ha parlato a Messaggero Veneto della sua esperienza in Sicilia, tra il sogno serie A e una consapevolezza: «A Palermo è un altro mondo, ma non sono cambiato: sono rimasto il solito Bruno Tedino». L’allenatore, cioè, che col duro lavoro ha portato i ramarri a due semifinali playoff consecutive di fila di serie C.


Mister, quindi continua a lavorare sul campo in maniera ossessiva?


«Si deve sempre cercare di migliorare. Do tutto me stesso per questo progetto e la gente l’ha capito: io e il mio staff ci sentiamo apprezzati per questa dedizione alla causa. Siamo arrivati da “signori nessuno” e col lavoro, col coinvolgimento e la disponibilità dei giocatori, siamo arrivati sino a qua. Ma non è ancora finita».


Bruno Tedino a Palermo: cosa c’è di diverso rispetto agli anni scorsi?


«Faccio la stessa vita di sempre. Sto a casa, studio, vado al campo, torno a casa. Io e lo staff siamo a Mondello e ci alleniamo a Bocca di Falco: venti minuti di auto tutti assieme ogni giorno. Alla sera vado spesso a mangiare da Poldo 2, dove mi sento a casa».


Quanto le manca la famiglia in Sicilia?


«Molto. Il distacco da mia moglie e dai miei figli è stato pesante. Ma a 53 anni volevo giocarmi questa chance importante, che non avevo mai avuto in carriera».


Cosa cambia tra serie C e B?


«A livello di metodologia del lavoro nulla. I principi di gioco sono i soliti e ho solo cambiato modulo rispetto a Pordenone, visto che giochiamo col 3-5-2. Penso sia lo schema grazie a cui i miei calciatori possono rendere al meglio. Il campionato è però lungo, 42 gare sono tantissime: alla fine la spunterà chi sarà più continuo e chi avrà la rosa più ampia. Un’altra differenza l’ho notata per quanto concerne il ritmo e l’organizzazione di squadra, che sono superiori alla serie C».


Lei ha il pregio di allenare Nestorovski, che è forse l’attaccante più forte della serie B...


«Ilija è un giocatore super che mi ha sorpreso per le doti caratteriali: è un leader (è capitano, ndr). Poi ha una grande disponibilità al lavoro».


A proposito di leader: com’è il suo presidente, Maurizio Zamparini?


«Con lui ho un rapporto ottimo. Se sono arrivato a Palermo è grazie a lui, che ha voluto puntare su di me. Quel famoso lunedì di giugno, quando mi ha chiamato, sono rimasto sorpreso. Posso dire che a lui piace il calcio e che non riesce a stare senza. E’ un dirigente esperto e molto competente. Con lui e il direttore sportivo Lupo abbiamo creato un bel rapporto».


Se è l’allenatore dei rosanero è anche merito del Pordenone e dei suoi due anni coi ramarri...


«Assolutamente sì. Ringrazierò per sempre il club e la proprietà che mi ha permesso di esprimermi e di portare in alto i colori di una città a cui sono legato. Sono state due stagioni favolose e sono contento del feeling che si era instaurato coi tifosi».


Dove può arrivare questo Pordenone?


«L’anno scorso, per com’è andata la semifinale col Parma, posso dire di essermi sentito in serie B. Sulla squadra di adesso sono convinto che può ancora cambiare a qualcosa di importante grazie ai playoff».


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