Parla Sensini: «La forza dell’Udinese? Ha cambiato poco e Sottil è l’uomo giusto»

L’argentino ha visto tutte le partite dei bianconeri dalla Salernitana in poi: «È presto per parlare di Europa, bisognerà vedere come la squadra gestirà i momenti difficili»
Massimo Meroi
Nestor Sensini e la maglia ricordo ricevuta da Tobia De Franceschi
Nestor Sensini e la maglia ricordo ricevuta da Tobia De Franceschi

È arrivato in Friuli lo scorso 18 agosto e se ne tornerà in Argentina con la moglie Analia giovedì. In questi quaranta giorni Nestor Sensini ha visto l’Udinese pareggiare una volta e vincere poi cinque partite di fila. L’avevamo sentito proprio all’indomani dello 0-0 casalingo con la Salernitana e ci aveva raccontato di aver visto «una squadra in via di costruzione». Oggi quella costruzione sembra sia stata effettuata a tempo di record.

Sensini, Gino Pozzo una volta ci disse: «Noi costruiamo sempre squadre competitive. Pensate al 2002: ci salvammo alla penultima giornata poi inserendo solo due giocatori, Sensini e Jankukovski, siamo andati in Uefa». La storia potrà ripetersi in questa stagione?

«Dirlo adesso è difficile. Va detto che anche allora arrivò un nuovo allenatore, Spalletti, e la guida tecnica in una squadra come l’Udinese è molto importante. Sottil ha dato una fisionomia ben precisa. E poi partire bene aiuta a lavorare meglio durante la settimana».

Un altro segreto dell’Udinese vista da fuori quale potrebbe essere?

«La squadra è cambiata poco, ci sono al massimo un paio di titolari che sono stati inseriti. Poi va detto che Deulofeu non è quello delle prime due partite e che il recupero di Beto ha contato tanto».

Zaccheroni sosteneva che in un ambiente tranquillo come quello di Udine a mettere pressione alla squadra deve essere l’allenatore.

«È una tesi che si può condividere. Sentiamo spesso Sottil ripetere la frase “ce la possiamo giocare con tutti”. Evidentemente ci crede e se lo dice in pubblico figurarsi in spogliatoio».

Da anni sentiamo dire che l’Udinese è una squadra fisica. Oggi è anche altro.

«Assolutamente sì. La partita con l’Inter è stata vinta a centrocampo spegnendo due fonti di gioco come Brozovic e Barella che hanno finito per muoversi in zone dove non potevano risultare pericolosi, ma allo stesso tempo proponendo un palleggio fatto di tecnica e movimenti con ricerca degli spazi».

Pereyra sulla fascia sembrava una scelta errata perché faceva perdere qualità al centrocampo e invece è accaduto l’esatto contrario.

«Il Tucu quel ruolo lo faceva da ragazzo nel River Plate. Sottil è stato bravo a metterlo sull’esterno dicendogli di concentrarsi dalla metà campo in avanti e poi buttarsi in mezzo dove risulta più difficile marcarlo. Pereyra non scende mai sulla linea dei difensori e infatti oggi l’Udinese si difende a quattro e poi in possesso passa a tre. Tanti si chiedono se possa reggere tutta la stagione: sì, e proprio perché non gli vengono chiesti grandi compiti difensivi».

Lo spostamento di Pereyra a destra è stata una necessità visto che, ceduti Molina e Soppy, l’Udinese non aveva ancora in casa il sostituto.

«Non è la prima volta che da un presunto problema viene fuori una soluzione che migliora la squadra. Bravo l’allenatore a intuire che quella poteva essere una soluzione giusta che da temporanea rischia, si fa per dire, di diventare definitiva».

Sottil ha sin qui saputo ruotare molto bene le mezzali riuscendo a tenere sempre alto il ritmo della partita. C’è secondo lei un giocatore dell’Udinese che è più difficile da sostituire?

«Mi viene in mente Deulofeu per il semplice motivo che ha caratteristiche diverse da tutti gli altri. Lo scorso anno quando non c’era al suo posto in coppia con Beto ha giocato Success che però ha altre caratteristiche».

Nella settimana appena passata si è confermata la brutta tendenza italiana a evidenziare più i demeriti della grande, l’Inter, che i meriti della piccola, l’Udinese. Il suo parere?

«È l’Udinese che ha vinto, è l’Udinese che ha fatto tre gol all’Inter evidenziando delle qualità importanti».

Da ex difensore che giudizio si sente dare su Bijol? Nelle prime uscite aveva destato qualche perplessità e invece...

«Mi sembra un difensore bravo tecnicamente, e infatti ha un passato da centrocampista e abile nella palle aree: con l’Inter sono state tutte sue. Sottil dice che deve imparare a essere più cattivo? Andrea era uno che non scherzava da giocatore, ma se vedendolo all’opera tutti i giorni dice così avrà i suoi buoni motivi».

Giusto o sbagliato sussurrare la parola Europa?

«È ancora un po’ presto. Secondo me la squadra deve prima di tutto tenere i piedi per terra e continuare a pensare a una gara alla volta. Sarà importante soprattutto quando arriverà il momento in cui le cose non verranno semplici e fluide come adesso».

In estate l’Udinese ha trattato l’attaccante argentino del racing Copetti. Lei lo consiglierebbe?

«Sì, potrebbe adattarsi bene nell’Udinese. Lungi da me fare paragoni scomodi ma assomiglia, come caratteristiche a Lautaro. Ha meno colpi, ma può fare indistintamente la prima o la seconda punta. E poi non molla mai, caratteristica fondamentale nel calcio di oggi dove non puoi permetterti la minima pausa».

Nel prossimo week-end l’Udinese ripartirà in trasferta da Verona.

«Partita complicata per la posizione in classifica dell’Hellas, ma la gara che dirà qualcosa di più sul potenziale dell’Udinese sarà quella successiva in casa con l’Atalanta, squadra abituata ormai a stare lassù che per caratteristiche è simile a quella bianconera e che come i friulani non ha le coppe europee».

Sensini, visto che lei vede l’Udinese quasi solo vincere dal vivo, Pozzo non le ha proposto un abbonamento per tutta la stagione al Friuli?

«Non vinciamo le partite perché ci sono io. La squadra è buona, gioca e con il pubblico si è creata una grande empatia. Che tu vada al bar, al ristorante o a fare una camminata al parco del Cormôr, oggi tutti parlano delle vittorie dell’Udinese. Ed è proprio bello».

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