Pareggite cronica e inevitabile

L’Udinese non perde tanto, ma pareggia un sacco e lo fa per i soliti errori e le solite lacune
Antonio Simeoli

Fischi dallo stadio Friuli per i giocatori dell’Udinese a fine partita. È il calcio, signori, se non vinci in casa dalla fine di settembre e fuori dalle mura amiche, dopo la vittoria di Verona, hai guadagnato tre punti per un retropassaggio errato della Samp tre settimane fa, il pubblico, che paga, fa bene a fischiare.

La partita
Udinese, ancora un pareggio al Friuli: col Sassuolo finisce 2-2

Perché l’Udinese, è vero, non perde tanto, ma pareggia un sacco e lo fa, come è accaduto domenica, per i soliti errori e le solite lacune.

È un’ “inevitabile pareggite” quella bianconera. Se Ehzibue, con tutti il rispetto perché il ragazzo si vede che si applica, è il tuo terzino destro (e nell’unica volta che va a sinistra origina, il gol del Sassuolo), davanti Beto non riesce a stoppare un pallone che sia uno e quando imbrocca il contatto piede-palla dopo un passaggio la stessa finisce a tre metri da lui, oppure se quando Ebosse entra in campo gli spettatori si mettono le mani nei capelli (o altrove) temendo il peggio, è chiaro che la pareggite è inevitabile, cronica.

Intendiamoci, siccome siamo tra quelli che guardano sempre la terzultima come fosse una fissazione, la classifica si muove. È inutile giraci intorno.

L’Udinese è una squadra buona ma imperfetta, attendendo evoluzioni della trattativa tra i Pozzo e i fondi americani. Il futuro girà là attorno, non intorno a un pareggino.

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