Nicole è il miglior arbitro per il Messaggero Veneto: «Così ho scalato il mondo al maschile»

È la 25enne di Timau la prescelta per la stagione 2022-23. «Determinata e grintosa. Sogno la D? Per scaramanzia dico di no»

Simone Fornasiere
Nicole Puntel, 25 anni di Timau, è entrata nel 2014 nella sezione di Tolmezzo
Nicole Puntel, 25 anni di Timau, è entrata nel 2014 nella sezione di Tolmezzo

Da Venzone, dove ha diretto la sua prima partita di Giovanissimi il 9 marzo 2014 a Villa Vomano, in provincia di Teramo, dove ha arbitrato la sua ultima gara il passo è stato lungo, ma soprattutto intenso.

Fatto di tanti allenamenti, sacrifici e fatica («spesso la domenica sera rientro a mezzanotte inoltrata – ci racconta la ragazza di Timau – e il lunedì non è facile poi svegliarsi per andare al lavoro») per una ragazza che viene dalla periferia, ma che ha tanta voglia di stare al centro del mondo.

A Nicole Puntel, classe 1998, della sezione di Tolmezzo dove è entrata nel 2014, il premio come migliore arbitro nel corso della serata in programma questa sera, risultato ottenuto grazie alle brillanti direzioni di gara nel corso della scorsa stagione, che le sono valse la promozione alla categoria superiore.

Per lei, in questa prima parte di campionato, diverse gare di Eccellenza delle altre regioni arbitrate, l’ultima delle quali, appunto, in Abruzzo.

Il raduno di metà stagione per gli arbitri della serie D non le permetterà di esserci venerdì sera (presenti il presidente regionale Riccardo Ros e il vice presidente tolmezzino Enzo Esposito), ma non ci impedisce di conoscerla meglio.

Nicole, cosa spinge una ragazza di 16 anni ad intraprendere la carriera di arbitro?

«Ho sempre giocato a calcio e quando non ho più avuto l’opportunità di farlo, non essendoci in Carnia squadre femminili, ho deciso di aderire al corso che gli arbitri della sezione di Tolmezzo stavano divulgando all’interno della mia scuola.

Mi piaceva rimanere in quel mondo, ma soprattutto guardarlo con occhi diversi da quello del calciatore».

Che effetto fa entrare per la prima volta in sezione, in un mondo prevalentemente maschile?

«Non ti senti magari subito a tuo agio, ma la fortuna di averlo fatto in quella di Tolmezzo sta nel fatto fosse composta da diverse ragazze che mi hanno messa subito nelle migliori condizioni.

Noi siamo una sezione familiare, appena entri ti senti subito a casa. Quando entri sei un ragazzo, ma sentirti a tuo agio rende tutto più facile».

Come ti descriveresti caratterialmente?

«Chi mi conosce sa quanto sono determinata e grintosa. Credo siano le caratteristiche che servono anche in campo: bisogna essere determinati, mai arroganti.

Riuscire allo stesso tempo a immedesimarsi con i calciatori, dialogare con loro per cui è importante essere pronti per risolvere le situazioni di campo».

Maria Sole Ferreri Caputi, arbitro donna di serie A, è l’esempio da seguire?

«Si, senza dubbio. È la chiara dimostrazione che anche noi ragazze possiamo farcela, con sacrificio e forza di volontà. Lei è il nostro faro, sappiamo che molte di noi hanno i mezzi per arrivare e siamo felici lei ci rappresenti così in alto».

Che differenze hai trovato tra la nostra regione e le altre?

«Ce ne sono alcune simili alla nostra, dove il calcio viene davvero vissuto come hobby. In altre, d’altro canto, il calcio è vissuto davvero in maniera più professionale e respiri subito la tensione appena metti piede in campo, già dal numero di tifosi presenti».

Cosa provi quando arriva la designazione?

«Curiosità innanzitutto. Il lunedì guardo il telefonino più del solito, nell’attesa di capire la destinazione, sperando si tratti sempre di un posto nuovo da scoprire per confrontarmi con persone nuove. È sempre una grande emozione».

Al nuovo anno chiedi l’esordio in serie D?

«Per scaramanzia risponderei di no, ma è chiaro che come arbitro mi sono posta degli obiettivi che mi facciano crescere. Per cui mi auguro di continuare su questa strada, a ben figurare: l’esordio in D sarebbe, senz’altro, una bella sorpresa».

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