Negri: «L’Udinese i gol se li suda senza una punta da doppia cifra»

Parla l’ex attaccante che lavorava nello staff di Oddo prendendosi cura del reparto offensivo: «Quella bianconera è una rosa duttile: vedrei bene tre trequartisti dietro un attaccante» 

UDINE. Da Llorente e Okaka alle esigenze del 3-5-2, passando dalle alchimie di Gotti fino alle mancanze, sia di effettivi che di caratteristiche, che stanno realmente limitando l’Udinese. È un vero e proprio viaggio all’interno dell’area di rigore bianconera, e dintorni, quello in cui ci conduce Marco Negri, ex bomber del passato specializzatosi come allenatore degli attaccanti, che a Udine ottenne il massimo da Kevin Lasagna, arrivato a quota dodici gol nella stagione 2017-’18.

Negri, l’Udinese può cercare un finale in crescendo, ma ha il terzultimo attacco della serie A, davanti solamente a Benevento e Parma.

«È vero, l’Udinese è una squadra che i gol se li suda tutti, una fatica che dipende da più fattori, tra cui quello di non avere un attaccante dalla doppia cifra facile, uno che non solo ti risolve le partite, ma soprattutto le orienta dando il vantaggio».

Eppure ci sono nomi importanti come Okaka, Llorente, Deulofeu, Pussetto e Nestorovski nella rosa bianconera.

«Tutti inseriti in un modulo, il 3-5-2, in cui se si allunga la squadra poi fai fatica a salire e a chiudere l’offensiva con tanti uomini, inclusi gli esterni che rischiano di non arrivare sul fondo se la squadra non è corta. Questo vale in generale, il punto è che in allenamento si lavora per cercare la chimica tra gli attaccanti e l’Udinese non ha avuto la possibilità di farlo per le assenze prolungate di Pussetto, Deulofeu e Forestieri».

Gotti ha provato a piazzare Pereyra alle spalle della prima punta...

«C’è stata una trasformazione in cui si è visto che l’allenatore è stato molto bravo a passare da un 3-5-2 abbastanza rigido per le posizioni degli attaccanti, tenuti vicini a lavorare l’uno per l’altro, al 3-5-1-1 in cui Pereyra è l’olio per gli ingranaggi. Gotti lo ha fatto perché ha visto la squadra slegata, portando la prima punta a fungere da uomo di posizione più che da uomo d’area».

Eccoci al punto, Okaka i suoi tre gol li ha timbrati in area, da dove Llorente ha segnato al Sassuolo...

«Il 77% dei gol si fanno proprio in area di rigore, ma è logico che se alle spalle di Llorente e Okaka ci fossero le seconde punte, allora all’Udinese si aprirebbe un mondo di prospettive, che a mio avviso sono limitate anche da altri due aspetti. Il primo è la mancanza di un mancino a piede invertito, uno alla Orsolini o alla Politano che galleggia tra le linee e porta quell’attacco in diagonale, in taglio dall’esterno che si usa molto oggi e che l’Udinese invece non ha, puntando molto su quello frontale. Deulofeu potrebbe farlo sull’esterno, ma sta giocando poco».

E il secondo?

«De Paul per me può far saltare qualsiasi meccanismo difensivo con una giocata, ma non noto grande sinergia con Okaka o Llorente, non vedo quel lancio di prima che faceva Totti per Batistuta per intenderci, quella giocata con palla sopra di trenta metri. Così diventa tutto un po’ più meccanico, meno fluido, perché la punta centrale viene sempre incontro. Ecco, fossi in Okaka o Llorente scapperei verso la porta con palla a Rodrigo, in modo anche da lavorare il pallone per favorire gli appoggi e gli inserimenti da dietro. Detto questo, va anche notato che il 3-5-2 dell’Udinese viene interpretato molto sul possesso, mentre solitamente è un modulo di rimessa, e secondo me Gotti ha dato un’identità precisa in cui ci sono ordine ed equilibrio. Il salto di qualità può avvenire proprio con l’aggiunta di una variante negli attacchi laterali o nelle scelte tattiche. L’Udinese è una squadra molto duttile, vedrei bene anche un uomo solo davanti e tre dietro alle sue spalle».

Qual è il suo parere su Okaka e Llorente?

«Mi piacerebbe che Stefano avesse la continuità, che significa avere sempre fiducia e autostima anche a fronte degli infortuni. Llorente va sfruttato per le sue caratteristiche, perché chi gli gioca vicino secondo me può fare molti gol».

A volte gli “galleggia” intorno con alterne fortune Nestorovski.

«L’Udinese ha delle gerarchie in cui ognuno sa il suo ruolo e lui è bravo ad averlo capito. È un po’ il sesto uomo del basket, subito pronto e infatti qualche gol di peso lo ha fatto».

Negri,ci racconta uno dei ricordi più belli da allenatore con Oddo a Udine?

«Il gol-partita di Lasagna nella vittoria a Bologna, al termine di un’azione di prima in cui ogni singolo giocatore non ha avuto l’intenzione di fare più di quanto servisse. Mi è dispiaciuto non avere concluso a Udine quel percorso».

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