Napoli bollente, la procura indaga: la rapina ad Hamsik fatta dagli ultrà

NAPOLI. Una rapina anomala, non tanto per la tecnica adottata dai malviventi, ma per le finalità che potrebbero anche andare oltre l’intenzione di impossessarsi di un costoso orologio. Gli investigatori che indagano sulla aggressione, avvenuta ieri al termine della partita Napoli-Samp al San Paolo, ai danni del calciatore azzurro Marek Hamsik, costretto a consegnare il suo Rolex sotto la minaccia di una pistola a poca distanza dallo stadio, ipotizzano anche scenari diversi, tra cui l’intimidazione - da parte della criminalità o di un commando di ultrà - ai danni della squadra e della società.
Ieri in procura si è svolto un vertice tra i magistrati e gli investigatori della Digos di Napoli. L’inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto Giovanni Melillo e svolta dal pool di pm che si occupano dei cosiddetti «reati da stadio». Qualche elemento utile potrebbe emergere dall’esame delle immagini delle telecamere collocate all’imbocco della tangenziale, dove Hamsik, che era a bordo della sua Bmw X6, è stato affiancato dai rapinatori in sella a uno scooter, probabilmente tre, di cui uno armato di pistola e tutti con i volti coperti da caschi. L’uomo armato ha rotto il finestrino con il calcio della pistola. Il calciatore ha consegnato il Rolex senza accennare ad alcuna reazione.
Gli inquirenti ritengono che i malviventi fossero sicuramente a conoscenza dell’identità della vittima della rapina, anche in considerazione dell’inconfondibile capigliatura di Hamsik. Un particolare che renderebbe più plausibile l’ipotesi di un atto di intimidazione nei confronti del Napoli e della società. Per tale motivo sono stati riaperti i fascicoli relativi alle rapine che si sono succedute nel corso degli ultimi anni, ai danni di calciatori azzurri o delle loro mogli o fidanzate. Il calciatore verrà comunque risentito dagli investigatori nelle prossime ore.
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