Miki Mian e la chiave di tutto: una grande difesa

UDINE. “Defence, defence” gridano a squarciagola gli americani nelle arene, specie da aprile a giugno quando nei play-off il gioco si fa duro e la difesa diventa la chiave delle partite.
Michele Mian, l’aquileiese divenuto grande a Gorizia e poi capitano della più bella Snaidero del terzo millennio, era un maestro della difesa. E indica proprio nell’atteggiamento nella propria metà campo degli uomini di Lardo la chiave principale per prendersi domani sera la serie A. «Difesa, difesa e ancora difesa. In partite del genere - spiega -, dove per la tensione può essere difficile avere clamorose percentuali in attacco,si vince innanzi tutto così. Poi può capitare la partita della vita, come quella che giocammo noi azzurri alle semifinali di Atene 2004 contro la Lituania, e segni anche valanghe di punti, ma è molto più difficile». Due le finali giocate da Mian in carriera con la maglia del club, altrettante (e che finali) con la Nazionale, quella per l’oro a Nantes e quella che valse l’argento olimpico ad Atene, preceduta però dal capolavoro già citato con i baltici. «Udine è carica a mille - spiega ancora il 43enne -, è vero, ha giocato una serie molto dispendiosa contro Bergamo, ma quando ci si gioca i campionati, la stanchezza perde contro la voglia di vincere, quindi mi aspetto una grande partita dagli uomini di Lardo, molti dei quali miei ex compagni». Ferrari, Zacchetti, Di Giuliomaria, Truccolo hanno giocato tutti con me a Udine, poi con Vanuzzo ho vestito l’azzurro in una nazionale sperimentale. Insomma, so di che pasta sono fatti e quanta determinazione hanno per riportare Udine in serie A. Lino Lardo, che fu mio coach a Rieti, poi, è una garanzia. Sa preparare le partite benissimo e la difesa di Udine è un marchio di fabbrica». La memoria di Mian va indietro nel tempo: 1994, finale con Ragusa per riportare Gorizia in serie A, un appuntamento analogo insomma a quello di Udine. Quattro anni dopo altra finale, questa volta per salire in serie A1. Due aneddoti. «Il primo. Coach Frates che, a partita decisiva vinta contro Trieste, mentre sta per scadere il tempo vede un tifoso che si prepara a invadere il campo, lo insegue e lo prende a calci. L’altro? Beh, sempre il coach che due partite prima, quella chiave in casa, mi dice di prendere la palla dalla rimessa e tentare da solo il canestro dell’overtime contro 5 difensori di Trieste: indimenticabile». Vorrebbe giocare al PalaTerme domani sera Mian? «No...largo ai giovani. Come Vanuzzo, pur sempre due anni meno di me...». simeoli1972
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