Mihajlovic-Stankovic una sfida in serbo

UDINE. Storia di due amici. Impossibile definirli nemici, anche se domenica pomeriggio, a Marassi, urleranno dalla panchina per spingere le loro squadre, Sampdoria e Udinese, rivali sul campo. Sinisa Mihajlovic e Dejan Stankovic si ritroveranno avversari e per la prima volta da allenatori, anche se Deki è il secondo di Andrea Stramaccioni al quale di tanto in tanto “ruba” la scena in virtù di un passato agonistico illustre. D’altra parte, come ha confessato lo stesso Strama a San Siro, in occasione dell’incrocio con l’Inter, non potrebbe essere differentemente, visto che «Dejan ha vinto tutto da giocatore».
Incrocio. Adesso si è accomodato (si fa per dire, visto il temperamento la comoda poltrona dell’assistente a volte diventa inutile) su una panchina per imparare il mestiere di allenatore, come ha fatto lo stesso Miha appendendo gli “scarpini” al chiodo nel 2006. E come ha fatto Deki, accettando le proposte di Stramaccioni, anche l’attuale tecnico della Samp scelse un amico che l’aveva allenato per saltare dall’altra parte della barricata: Roberto Mancini.
Da allora, 45enne di Vukovar ne ha passate di squadre. Due anni da “secondo” del Mancio all’Inter, abbandonata con l’ingaggio di Mourinho, prima di tre anni flash a Bologna, Catania e Firenze, prima di accettare il ruolo di commissario tecnico della Serbia e quindi ritornare in Italia (comunque la sua casa, come è pure per Stankovic), alla Doria. Già leggendo questo background si può capire che Mihajlovic è stato anche l’allenatore (da vice) di Stankovic all’Inter. Ma andando ancora più indietro l’abbraccio diventa ancora più stretto. I due, infatti, arrivarono contemporaneamente alla Lazio (quella ambiziosa dell’era Cragnotti) nell’estete del ’98: uno dopo i fasti nella Samp, l’altro da giovane talento della Stella Rossa, la casa madre anche di Sinisa. Nel 2004, poi, il passaggio in coppia all’Inter per cercare di raccogliere successi anche in nerazzurro.
Simboli. Insomma, due veri amici. Tanto che Le Iene dedicarono ai due serbi una delle loro famose interviste doppie. Venne fuori un siparietto da spasso. Con Miha che confessava di aver passato quasi più notti con Deki che con la moglie (visto che condividevano la stanza durante i ritiri estivi e prepartita), con Dejan che spiegava alla tv italiana che Mihajlovic è «un po’ più nazionalista di lui, solo un po’». Un tasto da toccare, visto che allora i due giocatori-amici parlarono a lungo anche della guerra nei Balcani. E che in Serbia sono considerati come due veri simboli nazionali, anche oltre il calcio, tanto che il tecnico doriano è stato già ct e il vice di Strama è stato corteggiato, lo scorso mese, proprio per sedersi su quella panchina.
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