Meroi-Benet, riecco il Makalu

TARVISIO. L’avevano detto che sarebbero ritornati sull’Himalaya e, puntualmente, la formidabile coppia di alpinisti di Fusine, Nives Meroi e Romano Benet, compagni in parete e nella vita, unica al mondo ad aver poggiato i piedi sulle cime di ben 12 dei 14 ottomila della Terra, ha scelto questa primavera per andare in Nepal a scalare il Makalu (8.481 metri).
Quello destinato a essere il loro 13º colosso di carriera, però, s’era dimostrato ostico al primo tentativo effettuato nell’inverno 2007-2008, quando, a causa del maltempo i due alpinisti che tutto il mondo ci invidia non poterono raggiungere la cima e anzi, nella fase della discesa, Nives Meroi si fratturò una gamba. Ora i due 54enni friulani ci riprovano per avvicinarsi ulteriormente all’en plein. Infatti, in caso di successo, per completare poi l’ambita collezione delle cime più alte del mondo mancherebbe loro solo l’Annapurna.
Ma è da ricordare che dal 2009 al 2011, i due alpinisti furono costretti a sospendere ogni attività per una grave malattia di Romano. Da alcuni giorni, dunque, sono impegnati nel nuovo tentativo. Si trovano al campo base dove hanno trovato altri italiani, fra i quali Marco Confortola e Marco Camandona e altri alpinisti di grande valore come lo spagnolo Ferran Latorre che, riferendosi a Meroi e Benet, sul suo sito web, scrive: «L’immagine che mi sono fatto di loro è la più emozionante che abbia mai ricevuto nella mia vita».
Oltre al valore delle imprese compiute con il massimo rispetto dei valori alpinistici, considerando che i loro 12 Ottomila sono stati conquistati senza l’uso di ossigeno supplementare e di portatori d’alta quota, Nives Meroi e Romano Benet hanno, insieme, vinto una grande battaglia per la vita. Un successo che è stato sottolineato due anni fa con la conquista del Kangchenjunga, quando romano che in precedenza era stato sottoposto a trapianti di midollo osseo e anche a un intervento chirurgico per l’applicazione di una protesi all’anca. E proprio la montagna conosciuta come quella dei “cinque forzieri della grande neve” per i cinque picchi della cresta del massiccio, riconsegnò al mondo dell’alpinismo la coppia in piena forma, che aveva respinto cinque anni prima. Nel 2009, infatti, sul Kangchenjunga, mentre Nives Meroi era in corsa per essere la prima donna a conquistare tutti i 14 ottomila, Benet a oltre 7.000 metri, si sentì male evidenziando i seri problemi di salute che condizionarono per diversi anni la loro attività alpinistica. Allora Nives Meroi avrebbe potuto tentare da sola la cima, ma non volle farlo, ritenendo non avesse senso scalare la montagna senza il compagno che ritornò, dunque, grande alpinista, dopo avere superato tutti i problemi fisici conseguenti all’aplasia midolare severa che gli fu diagnostica. Per guarire, ricordiamo, Romano dovette subire due trapianti di midollo osseo, un lungo periodo di isolamento e una paziente riabilitazione. Nel 2011, poi, il ritorno all’Himalaya, sul Mera Peak (6.654 metri) e all’approccio parteciparono anche sanitari della clinica ematologica udinese diretta dal professor Renato Fanin, un’équipe che ebbe grande parte nel suo recupero fisico di Romano Benet.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto