Marangoni senza età: ecco il progetto per far nascere il tempio dello sport udinese

UDINE. Può un palasport, per giunta datato, essendo stato costruito nel lontano 1957, ruggire e guardare al futuro portandosi dietro tutta la storia gloriosa? Sì, può farlo, se a farlo ruggire è la passione per lo sport di una città intera rappresentata dai responsabili, dirigenti e atleti della dozzina di associazioni che lo utilizzano.
Ecco allora che, nonostante le rughe (tante e che costa caro nascondere) il palasport Benedetti di via Marangoni a Udine presto potrebbe vivere una seconda, o forse terza, giovinezza.
Da febbraio, infatti, l’amministrazione comunale ha rinnovato la convenzione per la gestione dello storico impianto multidisciplinare della città. Esaurita la convenzione con l’Apu Gsa, è partita la gara d’appalto e unica società pronta a farsi carico della onerosissima, e carica d’insidie, gestione, è stata l’Associazione dilettantistica Laipacco che da trent’anni è essenzialmente un nome e cognome, conosciutissimo nel mondo dello sport e in particolare del basket friulano, Lucio Coccolo.
Il dirigente s’è preso in carico la struttura e, spalleggiato da un altro, e forse ancor più, storico dirigente dello sport friulano, “il re della pesistica” Marcello Zoratti, è pronto a rilanciare alla grande il mitico Marangoni, non ce ne voglia il dirigente sportivo cui è intitolata la struttura, il nome con cui il palasport viene denominato da decenni. Si parte da una base solida, una convenzione quinquennale: dal Comune arriveranno al Laipacco 60 mila euro per custodia, pulizie e manutenzione ordinaria dell’impianto da 1.600 metri quadrati, la società verserà un affitto di 8 mila euro.
La convenzione con la Pesistica Udinese per la gestione della grande palestra interrata da 800 metri quadrati prosegue in modo parallelo. Coccolo e Zoratti, però, con il semaforo verde dell’amministrazione comunale, e spalleggiati dalle associazioni sportive che gravitano sull’impianto, vogliono letteralmente cambiare marcia al “Maranga”. Le vie sono due: una pratica, di miglioramento della struttura per abbattere i costi di gestione (gestire il bene in proprio al Comune costerebbe circa 200 mila euro l’anno) e far lievitare numero di ore di utilizzo delle palestre e introiti, l’altra romantica.
Sì, perché molto dello sport è romanticismo e l’intento dei dirigenti è quello di non disperdere il patrimonio enorme in fatto di cultura sportiva lasciato da un impianto che rappresenta un pezzo di storia friulana. «Stiamo preparando un progetto da sottoporre al Comune - spiegano Coccolo e Zanetti - per realizzare due ambulatori fisioterapici, un punto di assistenza medico con due defibrillatori utili per la città, posizionare pannelli fotovoltaici e termici che consentano di abbattere i costi di gestione. Realizzare inoltre accessi per i disabili alla palestra di pesi dotandola di nuovi macchinari, migliorare le storiche palestre per lo judo e la boxe».
«Investimenti pesanti - continuano - che dovranno essere fatti nel tempo per poter offrire alla città 16 ore giornaliere di attività sportiva: dalla ginnastica mattutina per anziani o l’istituto scolastico Manzoni, agli allenamenti della squadra di basket femminile di serie A2, la Delser, che tornerà a giocare al Marangoni». In programma anche la realizzazione di un punto di ristoro interno e di un chiosco esterno, così da far rinascere lo storico bar “da Bruno”, imperdibile punto di riferimento per i frequentatori del Marangoni.
Soldi? Roba da un paio di milioni di euro, spalmabili nel tempo. Le società pensano anche a una tessera fedeltà per gli 80 mila frequentatori della struttura l’anno tra atleti, dirigenti, volontari, genitori. Chiederanno aiuto a sponsor privati, finanziamenti al Credito sportivo e al Coni. Del resto qui, dal 1957, è passato un pezzo di storia sportiva. Le società sportive che vi gravitano ne sono la prova. Leggete l’elenco: Pesistica udinese, Pugilistica udinese, Libertas Sporting Club, Ubc Udine, Apu Udine, Istituto Manzoni, Yamarashi Dlf, Volleyball Udine; Danza Sportiva, Dlf-antalgica. E forse ne abbiamo pure dimenticata qualcuna, Tutte si siederanno a un tavolo e lanceranno il “Maranga 3.0”. Bravi.
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