Maniago - Zoncolan: una tappa da urlo FOTO 1 - FOTO 2

TRIESTE. Chissà cosa penserà Olivo Soravito, classe 1923, di Ovaro, reduce da Buchenwald, quando saprà che sulla strada costruita nel 1940 a suon di picconate con trecento e più lavoratori della Comense il 31 maggio si deciderà il Giro d’Italia 2014.
Quando poco prima della guerra iniziarono i lavori per realizzare la strada militare fino alla vetta dello Zoncolan, Fausto Coppi aveva appena vinto il suo primo Giro d’Italia, una corsa già mitica, che al massimo si decideva sulle Dolomiti, sugli sterrati del Pordoi o del Falzarego. Ora la musica è cambiata.
La dura strada dello Zoncolan, asfaltata dagli anni Settanta e sistemata proprio in vista del debutto della corsa rosa su quel versante nel 2007, assegnerà l’ultima maglia rosa. Quello che da luglio è il progetto “Zoncolan-Trieste” è stato presentato e ufficializzato ieri, in Regione, nel capoluogo giuliano, alla presenza del presidente Debora Serracchiani, del suo vice Sergio Bolzonello, del manager delle tappe friulane Enzo Cainero e dei vertici del Giro d’Italia, Michele Acquarone, capo di Rcs sport, e Mauro Vegni, direttore della corsa più amata dagli italiani.
Il secondo avvenimento ciclistico del mondo (dietro sua maestà Tour de France), come ha detto Acquarone, nel 2014 vivrà i suoi giorni decisivi e finali in Friuli Venezia Giulia: Zoncolan, e quindi grande lotta tra i big per la maglia rosa, poi Trieste, l’arrivo-passerella per il vincitore, con l’adrenalina dell’ultimo regolamento dei conti tra i velocisti. Tanto per festeggiare i 60 anni del ritorno della città all’Italia.
Attorno, tanto Friuli Venezia Giulia, come anticipato in queste settimane dal Messaggero Veneto. Vedi l’ultima tappa, quando da Gemona la carovana passerà per Tarcento, Cividale, Cormons e le sue vigne, Gradisca.
«Perché questa due giorni rosa – ha detto il presidente della Regione – toccherà tutte e quattro le province. Il nostro marchio nel mondo è “friuliveneziagiulia” e questa operazione Giro d’Italia ne è la prova, con lo Zoncolan riferimento per portare la nostra regione in tutto il mondo».
«Quando dico che sono di Udine – ha aggiunto Serracchiani – spesso mi dicono “ah sì Udine, vicino a Venezia”, con operazioni come queste vorrei che ciò non accadesse più».
Le ha fatto eco Bolzonello, che non ha mancato di ringraziare le amministrazioni locali e i volontari, cardini di questo piano. Che ruota, inutile dirlo, attorno al “mostro” Zoncolan.
«Se la nostra sarà una passerella finale utilissima per lanciare turisticamente la città – ha detto il sindaco di Trieste, Roberto Cosolini – lo stadio dello Zoncolan sarà il giudice della corsa». Un “tribunale” senza appello, fortemente voluto da Rcs sport, la società che organizza il Giro d’Italia.
Ormai un decennio di picchi altissimi di ascolti tv, folle oceaniche all’arrivo e duelli tra i campioni hanno indotto gli organizzatori a sposare appieno il progetto di Enzo Cainero.
«Volevamo – hanno detto i due manager Acquarone e Vegni – che il Giro si decidesse sullo Zoncolan e abbiamo trovato come sempre in Friuli interlocutori d’eccezione». Tutto quindi ruoterà attorno al mostro, che sarà però scalato una volta soltanto.
Niente assalto doppio, prima da Ovaro e poi da Priola, come si è cercato di fare fino all’ultimo, ma finale sui 10.3 km con pendenza media superiore al 13% e massime del 20%, preceduto da due “bocconcini” che rischieranno di risultare indigesti ai corridori.
La tappa del 31 maggio partirà da Maniago (la novità è di ieri) e misurerà 167 km. Probabilmente sarà preceduta da una cronoscalata in Veneto, ma lo sapremo solo il 7 ottobre, quando la corsa rosa che partirà dall’Irlanda sarà svelata in toto a Milano.
Dalla città delle coltellerie, primo grande risultato “commerciale” per la Regione, specie in un periodo in cui la crisi si argina anche mostrando le proprie eccellenze (anche produttive) al mondo, i corridori vireranno verso San Daniele (stesso ritornello di Maniago), Majano, Buja (omaggio a uno dei friulani del gruppo, Alessandro De Marchi), quindi lago di Cavazzo e Tolmezzo. Qui la corsa entrerà nel vivo.
Dopo Ampezzo dovrà essere scalato l’inedito passo Pura (quota 1.428), 11 km con pendenza media dell’8%. Quindi picchiata alla diga di Sauris e le dure rampe di Casera Razzo (quota 1.816, 15,6 km con pendenza media 5,5%, ma punte sopra il 10%).
La discesa verso la val Pesarina e lo Zoncolan, che deciderà tutto. Chissà cosa ne penseranno Olivo Soravito di Ovaro e i superstiti di quel gruppo di operai chiamati a realizzare, oltre 70 anni fa, una strada divenuta leggenda.
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