L’Udinese risponde allo striscione della tifoseria: «Restiamo uniti»

Arriva il messaggio sul sito ufficiale del club dopo la contestazione: «Un ambiente sano come quello di Udine rappresenta il miglior stimolo»

UDINE. Potere di 26 parole. Come gli anni in serie A. Quelle di uno striscione anonimo comparso sabato mattina sulle inferriate dello stadio e che non necessariamente esprime l’opinione di tutti i tifosi dell’Udinese. Ma che è senza ombra di dubbio un atto di amore nei confronti della maglia, della squadre di una vita.

L’Udinese è tornata ufficialmente sull’argomento con una nota ufficiale nella quale la società ringrazia «l’Associazione Udinese Club, il suo Presidente Giuseppe Marcon e tutta la nostra tifoseria per il sostegno e l’affetto incondizionato dimostrati ancora una volta all’Udinese Calcio e alla Famiglia Pozzo», parole che si riferiscono all’intervento della tifoseria organizzata sul nostro giornale, nel quale si stigmatizzavano i contenuti dello striscione: «Senza soldi, progetto e passione questa società è da retrocessione. Adesso spendi o l'Udinese vendi. P.S. 7 anni di faffimenti da quando c’è il Watford».

Toni duri per un messaggio dai tifosi alla proprietà che a caldo è stato definito da fonti societarie imbarazzante: «Imbarazzante per una città come Udine», in un commento che ha poi provveduto a dividere la tifoseria “buona” da quella “cattiva”, il grano dalla gramigna, la seta dal cascame. Che tristezza. Da una parte e dall’altra – comunque la pensi – c’è solo gente che ama l’Udinese, che ricorda del nonno che gli parlava di un Raggio di Luna svedese allo stadio (Moretti), che ha appoggiato il sedere sulle curve ancora in terra dello stadio (Friuli), che ha esultato per il gol di Gerolin, che voleva andare in Austria se non davano il via libera a Zico, che era nella bolgia il 4 novembre ’97 quando gli olandesi, uscendo vincitori, erano ancora a bocca aperta per lo spettacolo di pubblico che li aveva avvolti, mentre la nostra di bocca era amara, terribilmente amara.

Quello striscione fuori dallo stadio Friuli forse era solo uno sgarbato atto d’amore


Il club ieri ha cercato di recuperare da questo passo falso: «La compattezza e l’unità d’intenti di un ambiente sano come quello di Udine sempre riconoscente per i traguardi e i risultati storici raggiunti da questa società, rappresentano il miglior stimolo per proseguire insieme, tutti uniti, verso nuovi obiettivi», ha scritto l’Udinese.

Restano in sottofondo, rumorose come una palla magica in una cristalleria, le critiche dello striscione, quella mancanza di un progetto e passione che deve preoccupare più di tutto un tifoso, al di là dei nomi di un calciomercato che non può essere mai sfavillante per una provinciale. «Non sono certo episodi isolati, riconducibili a una ristretta e circoscritta cerchia, a gettare ombre su una città e una tifoseria eccezionale nel sostenere il Club con cui è profondamente in simbiosi», concludono i Pozzo che hanno fatto redigere la risposta che compare sul sito internet della società. Saranno quattro gatti, sarà un esercito, certo è che quella preoccupazione va spazzata subito per alimentare la partecipazione popolare, gioia e non distacco.

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