L’Udinese è salva, Cannavaro potrebbe salutare: sondaggi per Baroni e Dionisi

Non c’era alcun accordo prestabilito tra il club bianconero e l’allenatore, nei prossimi giorni il tecnico si sentirà con Gino Pozzo per decidere il futuro

Pietro Oleotto
Fabio Cannavaro ha guidato l'Udinese alla salvezza
Fabio Cannavaro ha guidato l'Udinese alla salvezza

UDINE. La lunga notte di Fabio Cannavaro non porta altre sicurezze oltre a quella del verdetto finale: in Friuli resta in Serie A.

La notte del tecnico è un’onda lunga che sbatte sull’ultima spiaggia dell’Udinese e ritorna indietro, un moto continuo in attesa di conoscere le mosse di Gino Pozzo. «Da domani penseremo ad altro», ha dichiarato prima di abbandonare Frosinone con la salvezza in pugno, ma non la sicurezza di continuare ad essere anche nella prossima stagione l’allenatore della Zebretta che, gioco forza, dovrà ripartire con un progetto per non ritrovarsi di nuovo allo stesso punto, quello di giocarsi il futuro nell’arco di pochi minuti, magari in uno scontro diretto come è stato quello di domenica sera – vissuto in un ambiente surreale – allo stadio Benito Stirpe, con due occhi sull’avversario e l’orecchio teso verso le notizie che rimbalzano da un altro campo, stavolta a Empoli.

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D’altra parte i patti stretti domenica 21 aprile e inchiostrati il giorno dopo, quando la missione fu affidata a Cannavaro, affiancato dal fratello Paolo e dalla bandiera bianconera Giampiero Pinzi, erano chiari. Salvaci e poi decideremo.

Decideremo se continuare insieme o meno. Lui, da vecchio navigatore dei mari del calcio ha metabolizzato e centrato l’obiettivo: 9 punti in cinque giornate e 19 minuti (quelli del completamento della partita contro la Roma iniziata dal collega Gabriele Cioffi), non sono pochi. Su per giù 1,5 di media a giornata, roba da 57 punti in un campionato, lo stesso bottino che ha adesso la Fiorentina, ottava ma in attesa di chiudere la propria stagione con il recupero contro l’Atalanta.

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Comunque sia, la dimostrazione che anche in Italia, dopo le tante esperienze all’estero Fabio Cannavaro è un allenatore di sicuro affidamento. «Non dovevo dimostrare niente a nessuno – ha commentato il diretto interessato –, sono in giro nel mondo da dieci anni e un’esperienza negativa come quella di Benevento o positiva come questa vissuta a Udine non possono cambiare il giudizio sul mio modo di intendere questa professione. Da quando ho iniziato nel calcio ho sempre lavorato il triplo per raggiungere gli obiettivi e continuerò a farlo perché è una passione. Qui l’obiettivo era la salvezza e io ci tenevo a centrarlo perché mi sono accorto che questa è una società storica in Italia».

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Parole pronunciate nel cuore della notte e nel ventre dello Stirpe, quando l’allegro schiamazzo dello spogliatoio dei bianconeri si era appena spento.

L’onda lunga? Ha sciabordato ieri mattina, quando il presidente dell’Associazione italiana allenatori calcio, il veterano Renzo Ulivieri, l’ha citato sfruttando il palcoscenico di “Radio Anch’io Sport”, sulle frequenze della Rai: «Ci sono ricambi importanti, come Raffaele Palladino o Fabio Cannavaro. E poi ci sono tecnici che vanno meno su giornali come Marco Baroni: il Verona è una squadra che è stata cambiata totalmente a gennaio e lui l’ha rimessa in piedi».

E se c’è ancora lo spazio per una possibile chiamata tra Gino Pozzo e Cannavaro – che non c’è ancora stata – di sicuro l’Udinese ha messo Baroni sul proprio taccuino, iscrivendosi di fatto al gran ballo degli allenatori, dove il valzer è la musica padrona. Il tecnico in uscita da Verona piace al club bianconero che ha sondato il terreno con il diretto interessato che però ha in mano il gradimento di almeno altre due società, il Monza, che dovrebbe perdere Palladino, e il Cagliari che ha il problema di sostituire sir Claudio Ranieri dopo l’annuncio del ritiro dal calcio.

Ma quello di Baroni non è l’unico nome appuntato sulla taccuino dei Pozzo per la loro stagione numero 30 di fila, nella massima serie. Come al solito le analisi vengono fatte a campionato concluso, nella prima settimana di giugno, all’inizio dell’ultimo mese della stagione sportiva. L’impressione è che stavolta ci sono il gioco sotto la lente di ingrandimento.

Se infatti l’Udinese ha battuto soltanto sul rettilineo conclusivo due avversarie dirette come Lecce e Frosinone, se non è riuscita a imporre il fattore Friuli (una sola gara vinta al Bluenergy Stadium, contro il Bologna), se invece ha messo a segno dei colpi prestigio (con Milan, Juventus e Lazio) all’insegna del contropiede, è chiaro che no ha espresso una cifra di gioco propositiva.

In questo senso piace un tecnico come Alessio Dionisi, silurato dal Sassuolo, ma dopo due stagioni da 50 e 45 punti. L’Udinese gli ha chiesto la disponibilità a entrare nel ventaglio delle scelte per la panchina del futuro, consapevole, tuttavia, che l’allenatore senese, 44 anni, ha sempre utilizzato una difesa “a 4”, declinando il proprio credo attraverso il 4-3-3, il 4-3-1-2 o il 4-2-3-1, laddove la difesa con tre centrali è ormai un dogma in casa bianconera.

Ma qui stiamo entrando nella sfera tattica. Per il momento l’attenzione è focalizzata sugli uomini per riaprire un ciclo, mentre quello che ha messo il timbro sulla salvezza attende l’ultima onda dopo la lunga notte. L’ultima chiamata.[FINETESTO]

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