L’Old Wild West batte Treviso nell’amichevole-festa di Codroipo
Alla fine i sorrisi in casa Udine sono tanti, non solo per la vittoria. Ora vanno oliati i meccanismi in attacco e limitate palle perse e ingenuità. Finisce 89-84

Dice uno dei grandi ex prima della partita: «Per noi è importante, questa è una squadra del nostro livello. Anche se…». Quell’”anche se” sta per Alessandro Rossi, neo-coach di Treviso, non a caso oro agli Europei Under 20 con la Ferrari band. Insomma, l’ex Rieti è uno bravo.
E vuol dimostrare di essere da serie A dopo i pochi mesi a Scafati. Proprio come il coach dell’Apu, Adriano Vertemati. E si sa, nello sport, queste cose contano. Alla fine i sorrisi in casa Udine sono tanti, non solo per la vittoria. Ora vanno oliati i meccanismi in attacco e limitate palle perse e ingenuità. Finisce 89-84.
Il colpo d’occhio per l’amichevole Treviso-Udine nel palasport di Codroipo intitolato al primo italiano Nba, Hank Biasatti, è di quelli d’una cittadina che respira basket, ha una società gloriosa pur senza più una squadra senior di riferimento. È un derby, che a 20 giorni dal campionato pesa per capire quanto la nuova creatura di Gracis, altro ex, e Vertemati sia sulla strada giusta. Hickey dirige, bello in duello con Weber, poi ci sono all’inizio Bendzius, Brewton, Spencer che se la vede con l’altro totem Stephens e Ikangi, piazzato bomber Olisevicius.
Ritmi alti, intensità, transizione, tiro da tre. Anche fisicità, la grande novità della serie A, sotto canestro. La nuova Apu è questa. Quando corre fa male anche al piano di sopra. Il problema è che Treviso con Abdur-Rahkman e Olisevicius è attrezzatissima. Hickey? È piccolo per la serie A, come farà ad attaccare il ferro con quei manzi là sotto, non tira, dicono. Signori, questo gioca anche meglio in serie A, bastano tre azioni per capirlo. Primo quarto: 22-24. Poi un’altra buona notizia per Vertemati: Calzavara. Grinta, fisico, talento.
Per tutta la partita. Se Spencer sotto fa paura e Bendzius è una garanzia (anche in difesa per esperienza), flash Brewton e Dawkins, forse condizionato dai guai al piede, alternano lampi di classe ed amnesie. Ma saliranno con i minuti. Devono solo sincronizzarsi nell’orologio di Vertemati che picchia i suoi a livello di decibel sulla fase difensiva, la chiave di tutto o quasi a tutte le latitudini dei canestri. Così come i senatori Da Ros e Alibegovic devono familiarizzare con un ruolo che potrà anche essere decisivo. A proposito, a bordo campo c’è anche papà Teo. Che a un certo punto si gusta il duello baltico Bendzius-Oli. O la velocità delle mani dei giocatori. Decisiva tra un piano e l’altro.
Basta una esitazione e la palla te la prendono. A vederle le partite a bordo campo di una cosa t’accorgi: c’è un abisso tra le due categorie. E questo i tifosi dell’Apu lo devono annotare bene. Due azioni sono emblematiche: capitan Mirza penetra a centro aria, fa tutto strabene, compreso il suo solito arresto e tiro. Solo che tira con quattro mani in faccia e altre due in arrivo. E sbaglia (si rifarà l’azione dopo con una tripla dall’angolo); l’altra: dormita generale, il coach infuriato, e Olisevicius lasciato solo a segnare da tre. Intervallo: 47-44.
Si riparte e Udine quando scivola a -6, massimo svantaggio, trova in Mekowulu e in Dawkins improvvisamente on-fire gran belle risorse. Ma, soprattutto, l’Apu fa un intero quarto difensivamente di livello, roba di squadra, ben fatta, solo macchiata dalle tre-quattro palle perse o da un super canestro della furia Abdul Rakhman a fine terzo quarto (69-65). Sull’asse Hickey-Spencer, a tratti dominante il fresco papà bis (auguri), e ancora Dawkins e Mekowulu, l’Apu scappa via, nonostante le solite ingenuità e Ragland che sembra avere la moto sotto i piedi. La chiude Ikangi con una tripla, come aveva chiusolo scorso campionato. Avanti così. La strada è giusta.
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