L’ex Fedele lancia il Pordenone e Tesser: «Ottimo tecnico, sarà il valore aggiunto»

Gli anni passano, ora sono 71. Ma non li dimostra Adriano Fedele. Friulano doc, l’ex giocatore (dal 1983 all’85) e tecnico (dal 1987 all’88 e dal 2001 al 2003) del Pordenone è in gran forma, dopo aver superato qualche problema di salute. In questi giorni si vede al De Marchi e il motivo è familiare. Accompagna il suo nipotino dal nome importante, Valentino Rossi, attaccante classe 2002, da quest’anno attaccante degli under 17 dei ramarri. «Ha qualità», afferma con il classico orgoglio del nonno. Inevitabile, in questa occasione, parlare del nuovo Pordenone. «Attilio Tesser sarà il valore aggiunto, scrivilo pure».
Quindi il tecnico darà una marcia in più al team cittadino. Ed è un allenatore che lei conosce bene.
«Nei primi anni ’90 abbiamo lavorato assieme all’Udinese. Lui guidava la Primavera, io la prima squadra. Mi sostituì in panchina quando ero squalificato. Al tempo era un ragazzino (era il 1994, aveva 36 anni, ndr). Era preparato: l’ha dimostrato la carriera che ha fatto».
Non si allena a certi livelli per caso.
«Basta vedere cos’è riuscito a fare a Novara: ha centrato due promozioni di fila, non è mica una cosa semplice. Ha esperienza, conosce i giocatori e la categoria, è una persona che sa gestire le pressioni: penso potesse essere il miglior tecnico che il Pordenone potesse prendere».
Sarà il valore aggiunto, come diceva.
«Sì. Se basta per vincere il campionato o conquistare la promozione non lo so. Per salire serve una lunga serie di fattori: la società, i giocatori, la fortuna. Però ritengo che i neroverdi abbiano delle carte da giocarsi. Sono anni che sfiorano il salto. E in una stagione ha subìto una truffa: si può dire no? (il riferimento è alla semifinale playoff col Parma del 2017, ndr). Chissà, può essere la volta buona».
L’anno scorso sedeva sulla panchina del Pordenone il suo “figlio calcistico”, Fabio Rossitto. Le è dispiaciuto che non sia stato confermato?
«A tanti miei ex giocatori voglio bene e lui è uno tra questi. L’ho sempre seguito con affetto. Non so quali siano stati i piani della società e il perché della scelta di non confermarlo. Sicuramente auguro a Fabio di rientrare in corsa prima possibile, se lo merita».
Valentino, suo nipote, aspirante calciatore. E’ potenzialmente in grado di ripercorre la carriera del nonno?
«Sa giocare, ha doti, bisogna poi metterle tutte in campo: quello è l’aspetto difficile. Io spero che si alleni bene e che dia tutto, se poi non sfonda non importa. L’importante è che restino le lezioni di vita che il calcio offre».
Le chiede ogni tanto dei consigli?
«Ma sei matto? Lui calcia di destro e di sinistro, io correvo e basta. Non posso insegnargli nulla...».
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