Laureato in legge con Stramaccioni la cultura è di casa

É avvocato, papà fa l’architetto, la mamma insegna latino ma il pallone è sempre stato la sua più grande passione

UDINE. Giovane sì, ma passando in rassegna gli ultimi 14 dei 38 anni di Andrea Stramaccioni, la prima impressione è che il “ragazzo” non abbia perso tempo mettendo a frutto ogni singolo giorno della sua vita sportiva, e non. La riprova è l’investimento fatto sulla cultura personale, con il diploma al liceo classico a cui ha fatto seguito la laurea in legge alla Sapienza di Roma, con una tesi in diritto commerciale discussa sulla quotazione in borsa delle società sportive, approfondendo la Roma della gestione Sensi. Mente aperta, voglia di conoscere e di approfondire, Stramaccioni è il classico frutto caduto vicino all’albero (di casa) avendo ereditato la disciplina della mamma insegnante di latino e la creatività del papà architetto.

Ma oltre i libri c’è dell’altro, col calcio passione principe del giovane Andrea. Il ruolo? Difende bene nelle giovanili della Romulea e attira l’attenzione del Bologna che a 14 anni lo porta lontano da casa; la trafila è virtuosa fino al salto in prima squadra, ignaro del destino che lo attende il 26 ottobre del 1994; all’ultimo minuto della sua prima e unica partita in coppa Italia di serie C contro l’Empoli, Stramaccioni resta vittima di un grave infortunio al ginocchio con legamenti anteriori e posteriori rotti, e non bastano tre operazioni per recuperare. É il bivio, lì finisce il sogno del calcio giocato e la crisi di rigetto è forte, al punto che la madre, preoccupata, chiede consiglio al procuratore Dario Canovi. La risposta è un assist: «Gli faccia fare l’allenatore». E così accade. Nel 2000 Strama siede sulla prima panchina a soli 24 anni, e guida gli allievi del’Az Sport al titolo di campione provinciale. Nel 2004 arriva il titolo nazionale di categoria dilettanti con i giovanissimi della Romulea e dal 2005 è alla Roma per volontà di Bruno Conti. Parte dagli Esordienti e nel 2007 vince il titolo nazionale Giovanissimi, bissando lo scudetto con gli Allievi nel 2010, anno in cui arriva anche il prestigioso trionfo al “Beppe Viola” di Arco di Trento. Svanita la possibilità di allenare la Primavera della Roma campione d’Italia, nel 2011 passa all’Inter, guidando la Primavera alla conquista della NextGen Series, la Champions Under 19. Il presidente Moratti ne è incuriosito e affascinato, lo segue anche da dietro la panchina e il 16 marzo 2012 lo vuole in prima squadra per il dopo Ranieri. Al termine delle ultime 9 partite si guadagna la riconferma per il 2012/’13, stagione cominciata alla grande eguagliando il record di vittorie consecutive (9) e stabilendo poi quello in trasferta (10), raggiungendo gli ottavi in Europa League e la semifinale in coppa Italia con la Roma. Vince due derby col Milan ed espugna per primo lo Juventus Stadium prima della lunga sequela di infortuni che penalizzano l’Inter, alla fine nona con 16 sconfitte. Moratti non ci crede più, invece Pozzo sì, e la storia può così proseguire.

Stefano Martorano

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