L’applauso di Galanda: «Questa Italia mi piace all’Olimpiade potrà giocarsela con tutti»

l’intervista
massimo meroi
L’Italbasket torna all’Olimpiade 17 anni dopo Atene 2004. Allora arrivò addirittura la medaglia d’argento e un certo Giacomo Galanda da Udine fu inserito nel quintetto ideale della manifestazione.
Giacomo, impresa è un termine di cui a volte si abusa nello sport. La vittoria dell’Italia in Serbia, però, lo è davvero.
«Ho visto la gara assieme all’allenatore del Partizan Bojan Djelkapic che ha riconosciuto la superiorità dell’Italia. Stessa cosa sui giornali serbi. Detto questo, una Serbia così mi fa pensare che qualcosa è successo nello spogliatoio. Ho visto anche alcune scelte strane, anche discutibili nel preolimpico della Serbia. In ogni caso la nostra vittoria è stata così schiacciante che anche con un avversario più in partita credo avremmo avuto la meglio».
Un applauso lo merita Sacchetti che a settembre non sarà più ct.
«Meo è questo: genuino, quello che pensa lo dice. Propone una pallacanestro in cui devi travolgere l’avversario con le tue sicurezze».
É stata una vittoria di squadra. Cinque uomini in doppia cifra, ma tutti hanno portato il loro mattoncino sfruttando le proprie caratteristiche.
«Vero. Mi sono piaciute le facce dei nostri ragazzi, la capacità di leggere il gioco, la loro consapevolezza. La squadra ha dimostrato carattere anche perché, a parte Mannion, che comunque gioca nell’Nba, non avevamo in campo dei ragazzini. Ho visto una importante chimica di squadra. Abbiamo un buon assortimento di lunghi e mi piace molto l’accoppiata Mannion-Paiola».
Nella squadra che andrà a Tokyo sarà inserito anche Gallinari.
«Questo è un tema che non vorrei aprire perché non ha molto senso. Le scelte le fa l’allenatore. La mia idea è che Danilo è un giocatore talmente intelligente e con una tale voglia di vincere che sarebbe in grado di adattarsi a qualsiasi situazione».
Ha fatto scalpore la polemica del presidente Petrucci con Belinelli e Datome che si sono autoesclusi.
«Io credo che abbiano fatto la scelta giusta. Se non se la sentivano è stato giusto dare spazio a chi ne aveva. Con Belinelli a disposizione chi dice che Tonut avrebbe fatto quel tipo di partita? Io lasciai la Nazionale a 32 anni perché sentivo di aver dato tutto».
Atene 2004 è stato il momento più alto della sua carriera anche rispetto alla vittoria dell’Europeo del ’99?
«Io in quei momenti non mi sono nemmeno reso conto di quello che stavo vivendo. Il riconoscimento di essere inserito nel quintetto ideale è qualcosa che resta».
Dove può arrivare questa Nazionale alle Olimpiadi?
«Io dico che ce la possiamo giocare con tutti, ciò non significa che si andrà a medaglia. In Italia non abbiamo mezze misure: o c’è l’esaltazione per la vittoria o la grande delusione per la sconfitta».
Ultima domanda sull’Apu Old Wild West protagonista di una grande stagione.
«Concordo. Annata storica, che rientra in un progetto di crescita costante. Per fare il salto di categoria devi consolidarti anno dopo anno e poi quando arriva il momento buono devi dare la zampata decisiva. Se mi posso permettere un consiglio, il prossimo anno non si dovrà ripartire dalla finale con Napoli, ma da zero». —
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