La lezione di Stramaccioni:niente lavagna, si parla di calcio

Incontro organizzato dall'Ordine dei giornalisti e dall'Ussi: pochi schemi, tanti aneddoti. Il rapporto col paròn? «Con me sempre prodigo di consigli»
Udine 16 Marzo 2015 stramaccioni e giornalisti Copyright Petrussi Foto Press - Turco Massimo
Udine 16 Marzo 2015 stramaccioni e giornalisti Copyright Petrussi Foto Press - Turco Massimo

UDINE. La lavagna è rimasta bianca. Niente schemi, 3-3-3-1, 4-4-2 o altre variabili tattiche. «No, io sulla lavagna non scrivo, la mia non è una lezione di tattica, sarebbe “pallosa”, voglio parlare con voi in libertà. Di calcio».

Ha rotto così il ghiaccio Andrea Stramaccioni, l’allenatore dell’Udinese chiamato dall’Ordine dei giornalisti e dall’Ussi a tenere un corso di aggiornamento alla stampa. Ha risposto alle domande per oltre due ore l’allenatore, raccontando aneddoti e, soprattutto, raccontandosi. E rispondendo a un mucchio di domande. Due cose sui moduli di gioco però Strama le ha chiarite subito. «Ho passato un mese la scorsa estate a Los Angeles quando il Real Madrid era in ritiro e Carlo Ancelotti mi ha ricordato una cosa basilare: l’allenatore cuce il sistema in base ai giocatori che ha».

La lezione di Stramaccioni a Udine

Un mister che deve essere anche «psicologo dei suoi giocatori». Poi ha “invidiato” la grinta che ci mettono i tedeschi negli allenamenti, ha ricordato l’equilibrismo dell’allenatore a fine partita, diviso tra la solidarietà ai giocatori per un rigore solare negato e la necessità di non andare in tv ad alimentare polemiche precedenti, ma, soprattutto, qua e là, con grande ironia, ha pure raccontato molto della sua avventura a Udine. Esempio? Il rapporto con Gianpaolo Pozzo.

A sceglierlo è stato il figlio Gino e che, si dice, il paron abbia subìto questa scelta. A sentire Strama non è così. Il mister ha ricordato un rapporto quotidiano, quasi paterno, col numero uno dell’Udinese. «Nei momenti di difficoltà mi ha dato molto più di quanto mi aspettassi», ha ribadito la volontà di restare a Udine molto più dei due anni di contratto («spero di restare qui una decina d’anni»).

E ha raccontato molto della sua storia. Una storia d’un allenatore arrivato dal settore giovanile, dove spesso i genitori “rovinano” i figli. L’esempio che ha portato è lampante. La mamma di un ragazzino che allenava alla Roma aveva fatto lasciare al figlio la scuola per farlo allenare di più ed era stata rimproverata da Stramaccioni. «Si è andata a lamentare da Bruno Conti (capo del settore giovanile giallorosso ndr) della mia intromissione», ha detto il mister.

Che ha ricordato il suo passato da studente al liceo Minghetti di Bologna, dove la madre insegnante di latino e greco l’aveva spedito quando giocava nelle giovanili del Bologna, non convinta della scuola privata di riferimento della società. È laureato in legge il mister («se mi cacciano posso fare altro - ha scherzato - ma ora non ci fate il titolo». Ed è anche fresco papà. A proposito com’è cambiato il suo rapporto con i giocatori dopo la paternità? «Qualcuno è da biberon», l’ennesima battuta. Applausi.

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