Juve, arriva Allegri e i tifosi non ci stanno: «Parlerò coi risultati»

TORINO. Il primo giorno in bianconero di Massimiliano Allegri è stato molto, molto caldo. Fin dal primo momento nel suo nuovo ruolo l’ex allenatore del Milan e da ieri allenatore della Juventus (ha firmato per due anni) ha capito di essere arrivato in una città, e in una società, calcisticamente diversa dalle altre. A Torino, e alla Juventus, la vittoria non è un’opzione, nè un obiettivo. È un obbligo. Così, mentre lui allo Juventus Stadium si offriva alla prima conferenza dell’anno, a Vinovo già si radunavano circa 300 tifosi pronti a manifestargli tutto il loro scetticismo, mentre fin dal mattino il web veniva inondato da messaggi critici nei confronti suoi e della Juventus. Quando poi nel pomeriggio Allegri ha varcato i cancelli di Vinovo con Marotta non sono mancati slogan violenti e momenti di tensione. Per placare gli animi è stato necessario che Ad e nuovo tecnico incontrassero una delegazione di ultras. «È normale che sia così, capisco la reazione» ha detto Allegri. Un’accoglienza scettica la dava per scontata. Subentrare da un giorno all'altro a uno come Antonio Conte non è facile da tutti i punti di vista. «Per me è un onore – ha esordito il tecnico – . Quando martedì mi hanno chiamato è stato come un fulmine a ciel sereno. So di avere un’eredità non facile da gestire. Ma mi ritengo fortunato. Prima il Milan, ora la Juventus. Non è da tutti. Capisco lo scetticismo dei tifosi, soprattutto quando l’allenatore cambia in un giorno. L’unica risposta che posso dare per riconquistarli è questa: risultati, lavoro, rispetto e professionalità».
Allegri, 47 anni e un passato da vincente in tutte le categorie in cui ha allenato, dall’Aviglianese in C2 fino allo scudetto col Milan, sa che alla Juventus è obbligato a vincere. È l’unico modo per placare la piazza. «Di certo, dopo tre scudetti di fila, è normale che in Italia la Juve parta come favorita. Nello stesso tempo è un dovere fare una grande Champions: la Juve deve essere tra le prime otto in Europa». Buoni auspici più che granitiche certezze, tanto più se si pensa che Antonio Conte e Juventus hanno divorziato anche e soprattutto per le divergenze sulla campagna acquisti.
E Pirlo? «É un problema che non sussiste. Con Andrea ho un ottimo rapporto. Mai messo in dubbio le sue qualità. Sono fortunato a ritrovarlo». Quindi la chiosa finale, già in perfetto stile Juve: «Nel dna della Juventus non esiste la parola “appagamento”. Come diceva l’avvocato Agnelli, la prossima vittoria è sempre la più bella».
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