«Il Tucumano e Llorente non mi hanno sorpreso sono veri uomini-squadra»

Trombetta li ha allenati alla Juve e li conosce entrambi molto bene «Fernando è bello, buono e bravo, ma anche basco: gente tosta» 

L’INTERVISTA

MASSIMO MEROI

Lui li conosce bene i due match-winner di Udinese-Sassuolo perché li ha allenati alla Juventus. Ecco perché Maurizio Trombetta non si sorprende di quello che stanno combinando Roberto Pereyra e Fernando Llorente con la maglia dell’Udinese. A dire la verità più l’argentino che lo spagnolo, arrivato a Udine da poco più di un mese e quindi bisognoso di far carburare un po’ un motore non più abituato a girare a pieno regime visto lo scarso minutaggio concessogli a Napoli. Il “Re Leone”, però, sabato scorso ha proprio fatto la voce grossa facendo ricredere chi, con troppa facilità, gli aveva già affibbiato l’etichetta di bollito.

Trombetta, partiamo da Pereyra. La prima qualità che balza all’occhio è quella della lettura dei vari momenti della partita: lui sa quando accelerare, quando tenere palla, come farsi fare fallo e far ammonire un sacco di avversari.

«Beh, il Tucu, ormai ha una certa esperienza, ha giocato in tre campionati importanti e in un club di prima fascia come la Juve. Anche l’esperienza inglese lo ha arricchito. E poi c’è quella capacità di piazzare certe accelerazioni che negli ultimi trenta metri fanno male agli avversari».

Pereyra sembra un leader al pari di De Paul, magari più silenzioso del connazionale.

«Sicuramente sono i leader tecnici di questa squadra. Sul resto non mi soffermo, posso esprimermi solo per quello che vedo durante i 90’».

L’Udinese sembra una squadra molto argentina per gioco e spirito.

«Quando hai un blocco consistente di giocatori a quelli ti devi affidare. Ci sono anche Musso, Pussetto e lo stesso Molina che mi pare stia crescendo bene».

Pereyra è alla terza rete in campionato.

«Io credo che in una squadra come l’Udinese lui possa arrivare a un bottino che va dai sei agli otto gol. È stato importante che l’infortunio muscolare che lo ha fermato non sia risultato così grave. Lui è un generoso e a volte bisogna gestirlo un po’».

Parliamo di Llorente. Con il Sassuolo ha dato l’impressione di essere in crescita.

«Con il fisico che ha era ovvio dargli un po’ di tempo. Sul valore e sull’atteggiamento del giocatore mai avuto dubbi. Fernando è buono, bello e bravo, ma è pur sempre basco e quindi ha quella sana cattiveria che in campo serve».

Per una squadra come l’Udinese è un giocatore molto carismatico.

«È un ragazzo molto positivo, che fa gruppo, che pensa al bene comune prima che al proprio. Quel rientro nell’era di Musso ad allontanare un pericolo non mi ha sorpreso».

C’erano dei dubbi vista la sua carta d’identità.

«Llorente quando deciderà di svernare non lo farà su un campo di calcio ma a casa sua. Se continua a giocare è perché sta bene, si diverte ed è convinto di poter essere utile alla causa. Mi fa piacere che abbia trovato proprio all’Udinese la piazza per sentirsi ancora importante». —



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