Il segreto del guerriero? Pitone e iguana in casa

UDINE. É una famiglia, quella di Giampiero Pinzi, che ormai si può considerare adottata da Udine e dal Friuli: dodici anni di Udinese non sono pochi, nemmeno per la moglie Cristina Di Marco, che lo ha seguito sempre e da sempre. «Ci siamo conosciuti alle scuole medie a Roma. Non eravamo nella stessa classe, però».
Ma vi siete innamorati da bambini?
«No, dopo nel tempo. Non saprei nemmeno dire quando. Ci siamo fidanzati a 18 anni e anche quando ci siamo sposati è successo tutto come se fosse la normalità. Diciamo che è stato un costante crescendo».
Tutti conoscono Giampiero per una persona simpatica e solare. É così anche nella vita privata?
«Sì, è esattamente lo stesso sia in casa sia fuori».
Il suo difetto più grande?
«É pigro. Si piazza sul divano e non ne vuole sapere. Per esempio, io vado in centro a fare una passeggiata, guardo le vetrine, entro nei negozi... Lui non si muove proprio».
Voi avete due figli, Rebecca di 6 e Riccardo di 12 anni. Il maschietto ha già deciso di seguire le orme del papà nel mondo del calcio. Come vive questo Giampiero?
«Riccardo ha un’autostima altissima e un carattere indipendente e forte. Ha già deciso che lui è più forte di suo padre, e lo dice senza alcun problema. Gioca negli esordienti dell’Udinese e ha già ben chiaro cosa vuol fare. A prescindere dal papà».
Che tipo di padre è Giampiero?
«Molto partecipe e attento. La piccola è innamorata di suo papà. É apprensivo alle volte, li cerca, li controlla...».
Qual è il suo rapporto con il calcio, Cristina?
«Nullo. Non mi piace e ancora dopo tanti anni ci sono aspetti del gioco che non capisco. Mi sono trovata nel mezzo a questo mondo. D’altra parte Giampiero già da molto giovane giocava nella Lazio, poi è arrivato a Udine e la sua strada era già tracciata. L’ho solo seguito».
Cosa vuol dire essere la moglie di Pinzi?
«Cerco di non farlo sapere. Non mi piace che la gente mi riconosca o mi parli perché sono sua moglie, ma come Cristina».
Quali sono gli hobby di suo marito?
«Sono stati tantissimi, ma per fortuna sono tutti durati molto poco. C'è stato il periodo in cui coltivava peperoncino. Aveva creato una piantagione nella lavanderia, poi l’ha spostata in cantina, aveva comprato le luci, tutto il necessario. Dopo qualche mese, stop. Poi è arrivato il periodo del poligono... Non ha costanza nelle cose».
Ha un rito scaramantico prima delle partite?
«No, prima delle partite no. Ma se vince una gara durante la settimana va a mangiare sempre nello stesso ristorante».
Ma come vive questa sua passione per la Lazio?
«Qualche anno fa era più appassionato, ultimamente un po’ meno. I derby li vive sempre in modo particolare, comunque, e la finale di Coppa Italia a Roma l’ha vista dalla curva dell'Olimpico».
C’è una particolarità che contraddistingue la vostra famiglia?
«Abbiamo due animali in casa, un pitone reale e un iguana. Il serpente è di Riccardo, l’iguana è mia e gira liberamente per casa. Con il pitone giochiamo regolarmente, ma dobbiamo fare attenzione a riporlo nella teca subito, perché altrimenti potrebbe mangiarmi l’iguana».
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