Apu, grazie di tutto: Ambrosin saluta Udine

L’esterno di Jesolo: «È stata un’annata spettacolare. Ho conosciuto persone splendide e abbiamo dominato»

Giuseppe Pisano

Weekend al mare in Sicilia ma con un pezzo di cuore rimasto in Friuli per Lorenzo Ambrosin. L’esterno di Jesolo, fresco di firma con Verona, saluta l’Apu e i i suoi tifosi al termine di una stagione che gli resterà scolpita nella memoria, e non solo per la promozione in serie A.

Ambrosin, la sua esperienza a Udine si è conclusa. Sensazioni?

«Sono stato molto bene, ho conosciuto persone splendide. Lo dico dal cuore. Sono abituato a certe cose, il mio lavoro è così, ma quando si lascia un posto dove si sta bene c’è sempre un po’ di malinconia».

Che stagione è stata la sua?

«Molto positiva, sia dal punto di vista individuale che di squadra. Mi è stato prospettato un ruolo particolare: dovevo dare energia, spezzare le partite. Penso di essere riuscito a farlo mio».

Immaginava un trionfo simile dell’Apu a inizio stagione?

«No, ma ero sicuro che avremmo lottato per il vertice. Vincere il campionato con un distacco simile dalla seconda è stato spettacolare. Ci siamo resi conto della nostra forza solo col tempo. La promozione è arrivata perché abbiamo lavorato bene, fra noi la consapevolezza è aumentata partita dopo partita».

Il momento più bello?

«La promozione contro Rimini. Quando batti la seconda in classifica non puoi che impazzire di gioia, per me è stata un’emozione forte».

La sua miglior partita?

«Tralasciando le ultime due, in cui ho segnato tanto, scelgo la trasferta di Desio contro Cantù. Non perché ho fatto un bel bottino personale, ma perché sono riuscito a essere decisivo nel finale con una tripla. Arrivavo al match con una caviglia gonfia, mi ero fatto male pochi giorni prima. Vado molto fiero di quella prestazione».

A conti fatti è soddisfatto dello spazio che ha ottenuto all’Apu?

«Sì, anche perché all’interno di una squadra così forte e con un roster così profondo è logico che il minutaggio si riduca. L’ambizione personale deve essere sempre quella di riuscire ad aumentarlo».

Alibegovic l’ha definita il “microonde” dell’Apu, uno che entra ed è subito caldo. Si riconosce in questa definizione?

«Direi proprio di sì, soprattutto in questa stagione. Sono stato più solido e concreto nel tempo che ho avuto a disposizione. E sono contento».

Aveva molte richieste, ha scelto di andare a Verona.

«La società sta lavorando a un progetto ambizioso. L’intenzione è una sola, vincere. Fa piacere che abbiano pensato a me. Trovo un coach di livello come Cavina, che ha già vinto la A2. Le premesse sono buone».

Cosa che ha apprezzato di più del Friuli, extra campo?

«Il Friuli lo conoscevo già, dato che da sette estati venivo a Udine per allenarmi con Gigi Sepulcri. La città mi piace molto, è a dimensione d’uomo, pulita e organizzata. E la gente friulana è molto disponibile».

Le va di dedicare un saluto ai tifosi bianconeri?

«Ringrazio tutti, sono stati calorosi e mi hanno riempito di messaggi: è una cosa che mi ha riempito di gioia. Dico grazie anche alla società, che mi ha dato la possibilità di vivere un’annata spettacolare, che porterò sempre con me. Mi piacerebbe molto incontrare Udine di nuovo, in futuro».

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