Il record di Alberto De Colle: oltre mezzo secolo da dirigente della Figc
Il friulano premiato a Roma dal presidente Gravina con la benemerenza. «Iniziò tutto per dare una mano, poi ho vissuto anni indimenticabili»

Cinquantacinque anni come dirigente federale nella Federazione Italiana Gioco Calcio: con questo merito il friulano Alberto De Colle è stato premiato a Roma dal presidente Figc Gabriele Gravina e dal presidente della Lnd Giancarlo Abete con un diploma di benemerenza per la lunga e competente attività a servizio del calcio.
Per l’occasione sono stati premiati altri dirigenti italiani: De Colle è stato l’unico friulano a ricevere il prestigioso riconoscimento per una carriera prestigiosa che dà lustro a tutto il movimento calcistico della nostra regione.
Una passione per il calcio che Alberto De Colle, nato il 25 marzo 1942 a Udine, ha coltivato fin da ragazzo. Già a 18 anni, all’inizio degli anni sessanta,ha ricoperto ruoli dirigenziali nella Rettifica Udinese, affiliata al Centro Sportivo Italiano e nell'Us San Rocco (Figc).
Il primo passo all’interno della struttura federale del calcio fu nel 1967, quando è entrato a far parte del Comitato provinciale di Udine presieduto da Bruno Cattarossi. Poi non si è più fermato. La svolta fu nel 1972 quando l'allora presidente regionale Diego Meroi lo nominò giudice sportivo della delegazione di Udine. Un incarico ricoperto per 29 anni fino al 2001 . In seguito è stato per 5 anni Presidente della Commissione disciplinare poi collaboratore del Comitato regionale.
È poi stato chiamato a Roma come Consigliere federale dal 2009 al 2012 in rappresentanza di tutto il Nord Italia. Successivamente è stato anche vice presidente Commissione Carte Federali Nazionali. Quello in corso è il 57° anno di dirigente federale perchè Alberto De Colle a 81 anni è ancora sulla breccia .
Dal 1967 conserva gelosamente tutte le tessere da dirigente Figc che anno dopo anno hanno accompagnato il suo impegno in seno alla Federazione . Il premio ottenuto a Roma è la sintesi di una vita dedicata al calcio in cui Alberto ha saputo coniugare i valori professionali di dirigente sportivo a quelli umani e sociali. Neanche lui pensava di fare così tanta strada.
«Sono nato in un quartiere popolare della città, le mie origini sono umili – dice Alberto – e non avrei mai pensato di riuscire in questo percorso. Ho iniziato timidamente questo lavoro. Ricordo i primi dirigenti Renzo Capocasale e Diego Meroi.
Mi dissero di venire a dare loro una mano. È stato tutto molto bello ma anche faticoso e molto impegnativo. Essere premiato da Giancarlo Abete, che considero un fratello e dall'amico Gabriele Gravina, è stato gratificante.
Sono stati anni indimenticabili anche quelli passati con la Nazionale. Ho ricordi delle trasferte alle Isole Far Oer e delle partite degli Europei del 2012 in Polonia e Ucraina. Dei grandi campioni che ho conosciuto ricordo con tanto affetto Gigi Riva».
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