Il Pordenone non vince più, col Mantova solo un pareggio strappato nel recupero
Tre legni colpiti, sotto di due gol, i neroverdi rimontano in dieci. Era l’ultima allo stadio di Lignano. Di Carlo per ora resta

Dopo tre legni colpiti, 30’ giocati in inferiorità numerica e alcune decisioni arbitrali infelici – insomma, quando tutto sembrava perso – il Pordenone è emerso da sott’acqua e ha preso fiato: all’ultima bracciata ha pareggiato col Mantova, mettendo nei polmoni quel poco di ossigeno che serve per continuare a rimanere lassù, ai vertici del girone A di Lega Pro.
È una boccata d’aria, nulla più, ma questo è in grado di fare ultimamente la squadra, che non riesce a darsi una scrollata e continua nel suo andamento lento.
Con quello di ieri sono 17 punti nelle ultime 13 gare. Non è un ruolino di marcia da promozione in B. Non lo è nemmeno il fatto che la vittoria manchi da quattro gare. La classifica, però, spinge ancora a pensare positivo, perché i ramarri sono a una lunghezza dalla vetta, detenuta sempre dalla Pro Sesto e, da ieri, dalla Feralpisalò, capace di battere l’Arzignano.
Nonostante dietro spingano Lecco e Vicenza, brave a battere Novara e Renate e, ora, a trovarsi a uno e due punti dai friulani, la volontà del club è di guardare in alto.
Non si può, tuttavia, far finta di niente.
Bisogna sottolineare che l’agonia continua e che, il punto racimolato ieri, è servito soprattutto a mister Di Carlo, che per ora rimaneal cuo posto.
La svolta, invece, non c’è stata. La prestazione di ieri ha ricalcato quelle offerte dalla squadra da dicembre in poi. I neroverdi sono andati nuovamente sotto (stavolta di due gol), non sono riusciti a concretizzare quanto creato (legni colpiti da Palombi, Ajeti e Burrai), si sono persi durante la gara (l’espulsione di Bendetti, ingenuità imperdonabile) ma hanno anche reagito, trovando l’1-2 con capitan Burrai su rigore e all’ultimo il 2-2 con Negro, abile a superare di testa Chiesa su punizione di Burrai.
A salvare il Pordenone ci ha pensato un difensore che, dal 1’, non giocava dallo scorso settembre e che, soprattutto, il pomeriggio del 31 gennaio avrebbe dovuto avere le valigie in mano.
All’ultimo giorno di mercato la società era convinta di riuscire a cederlo e liberare così il suo posto tra gli “over”: una casella che sarebbe stata riempita da Luca Marrone dal Monza, centrale scelto per colmare le lacune di un reparto che – ancora – commette errori (bocciato Ajeti sull’ex Bocalon sul 2-0).
Negro ha però rifiutato ogni destinazione. La sua cocciutaggine è stata premiata.
Basterà tutto questo per credere nella promozione? Chissà. Si vedrà, anche se nessuno va in fuga e le prime sei squadre sono racchiuse in quattro punti. Potrebbe servire prendere decisioni forti, ma dal punto di vista societario non è facile.
E non è neppure colpa di Di Carlo se alcuni calciatori sbagliano ogni gara. Ora due trasferte, Trento dall’ex Tedino e Salò.
Quindi il trasloco a Fontanafredda: si gioca il 5 marzo con la Pergolettese. Ieri è calato il sipario sul Teghil di Lignano, un tendone che si era alzato nell’ottobre del 2020. Sportivamente è stato un soggiorno infelice e il match di ieri ha rappresentato il compendio di questa esperienza.
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