Il Garda e la Borghesiana rifugi storici per ripartire

UDINE. Ritiri. La parola, solo a nominarla, fa venire l’orticaria ai giocatori. Chissà, sarà anche per questo che Gianpaolo Pozzo nei suoi quasi trent’anni di “presidente” alla guida dell’Udinese ci ha fatto spesso ricorso. Quello ordinato da questa sera, però, è un ritiro per modo di dire: non ha niente a che vedere con quelli del passato che spesso duravano settimane. «L’anno della promozione negli ultimi tre mesi da mercoledì a domenica eravamo sempre chiusi in albergo», ricordava qualche settimana fa Adriano Fedele. Era la stagione ’91-’92. Preistoria o giù di lì.
Il ritiro di Pozzo l’hanno “assaggiato” un po’ tutti anche gli allenatori che hanno fatto storia. Zaccheroni, nella prima stagione, dopo la sconfitta casalinga con la Sampdoria (4-5) fu mandato con i suoi ragazzi a preparare la trasferta di Piacenza a Desenzano. Risultato? Piacenza-Udinese 0-2.
E che dire di quei cinque giorni trascorsi alla Borghesiana nell’anno della qualificazione Champions dopo la sconfitta casalinga con il Bologna? Nel turno successivo i bianconeri andarono a fare visita al Palermo e seppellirono i siciliani di Guidolin sotto una cinquinta (1-5). Più originale il ritorno sempre alla Borghesiana della stagione 2001-2002: una settimana intera alle porte di Roma per preparare lo spareggio-salvezza con il Brescia che si sarebbe giocato allo stadio Friuli. L’allenatore di quella squadra era Ventura, avversario domenica con il suo Torino. L’ultimo grande ritiro lontano da Udine fu quello della stagione 2005-’06: Pozzo aveva appena esonerato il duo Sensini-Dominissini affidando la squadra a Galeone che fece la conoscenza con la squadra a Peschiera del Garda. Cinque giorni in riva al lago per preparare la trasferta di Messina poi finita 1-1. Ma domenica ci si può accontentare di un pareggio col Toro? (m.m.)
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